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La Commissione antimafia chiede gli atti dell'inchiesta di Catania: la procura punta l'indice sul doppio volto di Sammartino

Dall'ordinanza viene fuori «la preoccupazione dello stesso di mettersi al riparo da eventuali attività di indagine in atto nei suoi confronti, escludendo dalle liste i soggetti in odore di criminalità organizzata, dei quali sembrerebbe essersi avvalso in occasione delle elezioni»

La Commissione parlamentare antimafia ha disposto l’acquisizione degli atti dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catania, che ha portato all’operazione Pandora, eseguita dai carabinieri nei confronti di undici politici, funzionari comunali ed imprenditori, destinatari di misure cautelari per scambio elettorale politico-mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, corruzione aggravata per un atto contrario ai doveri d’ufficio, istigazione alla corruzione e turbata libertà degli incanti.

La Procura parla di «degenerazione affaristica del governo locale del comune di Tremestieri Etneo». Dall'inchiesta emerge in particolare la figura del vicepresidente della Regione Siciliana Luca Sammartino, che ha rimesso l'incarico nelle mani del presidente Renato Schifani. Esponente di rilievo della Lega nell'Isola, all’epoca dei fatti deputato regionale del Partito democratico, Sammartino è stato sospeso per un anno dai pubblici uffici per corruzione aggravata. È lui il principale referente politico del sindaco di Tremestieri Etneo Santi Rando, finito in carcere per scambio elettorale politico-mafioso e corruzione aggravata.

In merito a Sammartino, spiega la procura, «è stata riscontrata la preoccupazione dello stesso di mettersi al riparo da eventuali attività di indagine in atto nei suoi confronti, escludendo dalle liste i soggetti in odore di criminalità organizzata, dei quali sembrerebbe essersi avvalso in occasione delle elezioni». Si sarebbe inoltre attivato «per porre in essere attività di vigilanza e di bonifica tecnica dei locali della sua segreteria politica avvalendosi di personale dell’Arma dei carabinieri in servizio e in quiescenza, cercando inoltre di acquisire informazioni riservate circa l’eventuale pendenza a suo carico di procedimenti penali». Il gip di Catania si è riservato di decidere nei confronti di un militare dell’Arma in servizio attivo, «del cui ausilio si sarebbe avvalso Sammartino, dietro corresponsione di somme di denaro, per eseguire attività di bonifica tecnica alla ricerca di microspie nei suoi uffici». Il militare, pertanto, sarà sottoposto a interrogatorio, in esito al quale il gip valuterà l’applicazione della misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio, come richiesto dalla procura.

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