Catania

Martedì 05 Novembre 2024

«L’Egitto non è un Paese sicuro»: a Catania il giudice annulla cinque trattenimenti

Il tribunale di Catania

Una lista di «paesi sicuri» «non esime il giudice all’obbligo di una verifica della compatibilità» di tale «designazione con il diritto dell’Unione europea» e «in Egitto ci sono gravi violazioni dei diritti umani» che «investono le libertà di un ordinamento democratico». Lo scrive il Tribunale di Catania nel provvedimento con cui non ha convalidato cinque trattenimenti disposti dal questore di Ragusa per altrettanti migranti arrivati a Pozzallo e che  hanno chiesto lo status di rifugiato. Sono cinque in tutto i provvedimenti di «non convalida» emessi dal Tribunale di Catania di trattenimenti disposti dal Questore di Ragusa per migranti che hanno presentato domanda di riconoscimento di protezione internazionale. La decisione, con singoli provvedimenti, ha riguardato tre egiziani e due bengalesi. Come l’Egitto, evidentemente, anche il Bangladesh, come già avvenuto in precedenti valutazioni, è stato ritenuto paese non sicuro. «È la prima pronuncia di questo tipo dopo il decreto legge sui paesi sicuri», commenta il legale di uno dei migranti, l’avvocata Rosa Emanuela Lo Faro. La decisione è del presidente della sezione Immigrazione del Tribunale di Catania, Massimo Escher, che sottolinea la necessità, nel valutare il trattenimento, di esaminare la qualifica data all’Egitto, con il decreto legge del 23 ottobre 2024, che lo include «in una lista che non prevede alcuna eccezione, né per aree territoriali né per caratteristiche personali». Per il Tribunale questa «qualificazione non esime il giudice dall’obbligo di verifica della compatibilità della designazione con il diritto dell’Unione europea, obbligo affermato in modo chiaro e senza riserve dalla Corte di giustizia europea nella sentenza della Gran Camera del 4 ottobre 2024». E l’Egitto, secondo il giudice, non è un Paese che abbia questi requisiti. Secondo il presidente Massimo Escher è «uno dei Paesi in cui si applica la pena di morte e nel quale il numero delle esecuzioni è fra i più alti del mondo», Vi si sono «verificati anche recentemente casi di detenzioni arbitrarie e arresti senza mandato da parte delle forze di polizia, è comune la pratica della detenzione preventiva e non sono infrequenti le sparizioni forzate». Inoltre, osserva il Tribunale, «si registrano violazioni in materia di libertà di religione e diritti civili, violenze e discriminazioni su donne e minori» e «nell’ultimo rapporto del comitato sulla tortura delle Nazioni Unite si denuncia un uso sistematico della tortura e dei maltrattamenti da parte di polizia, guardie penitenziarie, membri delle forze dell’ordine e degli apparati militari». Per il presidente Escher sono elementi che portano «de plano il decidente a negare che l’Egitto possa ritenersi Paese sicuro alla luce del diritto dell’Unione europea». La valutazione sull’Egitto paese non sicuro è stata adottata dal Tribunale di Catania, nel non convalidare il trattenimento di un migrante, «su una serie di fonti di informazioni, comprese in particolare le informazioni fornite da altri Stati membri, dall’Easo, dall’Unhcr, dal Consiglio d’Europa e da altre organizzazioni internazionali competenti». «Il presidente Escher - osserva l’avvocata Lo Faro - spiega che il decreto non va applicato perché l’Egitto non è un paese sicuro per svariati motivi derivanti dalle schede per la determinazione del ministero degli Esteri, e, ancora una volta, afferma che in Italia il diritto di asilo è previsto dall’articolo 10 della Costituzione e nessuna legge ordinaria lo può scalfire».      

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