Catania

Mercoledì 26 Febbraio 2025

Mafia e politica, Castiglione si difende: coi clan nessun patto

Una naturale attenzione al territorio ed alle esigenze dei suoi abitanti, come dovrebbero fare tutti i rappresentanti degli Enti locali. Nulla di più e nessun interesse illecito. Queste le motivazioni di Giuseppe Castiglione rese davanti al giudice per le indagini preliminari Anna Maria Cristaldi, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, dopo l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere scaturita dall’operazione Mercurio, che lunedì a Catania in carcere 19 persone. Il deputato regionale autonomista ha rigettato ogni accusa contestata, proclamandosi estraneo a ipotesi di voto di scambio politico mafioso.

Le risposte al gip

Giuseppe Castiglione, già consigliere provinciale, poi presidente del Consiglio comunale e adesso deputato regionale, uomo di punta a Catania del movimento di Raffaele Lombardo, ha risposto per circa un’ora al giudice per le indagini preliminari nell’interrogatorio di garanzia alla presenza della pubblico ministero Raffaella Vinciguerra e del proprio legale, l’avvocato Salvo Pace, che ha annunciato che presenterà ricorso al Tribunale del riesame contro la misura cautelare. Castiglione ha spiegato i suoi rapporti con Domenico Colombo, uno degli indagati, l’uomo che – secondo le indagini – teneva i rapporti tra i politici e il clan- sottolineando di non sapere di suoi eventuali legami con la criminalità organizzata e che lo conosceva perché era un dipendente dell’Amts, l’azienda di trasporto pubblico, una partecipata del Comune. Stessa situazione anche in merito ai rapporti con un altro indagato, Giuseppe Coco, 62 anni, che si era impegnato per la sua campagna elettorale.

Gli interventi a Librino

Castiglione ha sostenuto che i suoi interessamenti hanno sempre riguardato il quartiere di Librino: gli segnalavano una buca per strada o un’aiuola da potare e lui si attivava. Anche Rosario Bucolo, 51 anni, conosciuto come «u mbazzutu», altro indagato dell’inchiesta, l’uomo che deteneva la carta del pizzo per conto del gruppo del Castello Ursino, gli aveva chiesto un intervento per una piazzetta abbandonata. «Ho preso il motorino, sono andato, ho verificato e ho sollecitato un intervento per la risistemazione», ha spiegato Giuseppe Castiglione al gip e al pm.

Il regolamento per il cimitero

Sul regolamento per i servizi cimiteriali, approvato in Consiglio comunale quando lui ne era il presidente. L’indagato ha spiegato che l’atto era stato presentato dall’allora giunta comunale in carica. Gli era stato sollecitato perché, ha detto, c’era il rischio di perdere un finanziamento da un milione di euro. Il regolamento fu approvato nel corso della penultima seduta del consesso di Palazzo degli elefanti, prima delle sue dimissioni per candidarsi alle regionali del 2022. Punto prelevato dall’ordine del giorno, trattato e votato, poi la chiusura della seduta. Per questo aveva convocato la conferenza dei capigruppo e l’aveva poi portato in aula. «Ma la delibera come è arrivata è stata votata e approvata, senza alcuna variazione, senza emendamenti, non sono intervenuto, che altro potevo fare...», ha sottolineato Castiglione.

Gli interessi della cosca

Ma secondo la Procura di Catania, il deputato regionale «avrebbe accettato, direttamente e tramite un intermediario la promessa di procurargli voti» da parte della cosca «in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi dell’associazione mafiosa Santapaola-Ercolano» e, in particolare con «l’affidamento di lavori e servizi pubblici, compresi quelli funebri connessi alla gestione del cimitero e l’apertura di una nuova agenzia di onoranze». Dalle indagini dei carabinieri del Ros, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, uno dei business sui quali si concentrava la «vocazione» imprenditoriale del gruppo del Castello Ursino della famiglia Santapaola-Ercolano era collegato proprio al «caro estinto»: dalle agenzia di onoranze funebri, presenti in modo massiccio proprio vicino al maniero federiciano perché fino a diversi anni fa vi erano anche gli uffici dell’anagrafe comunale, appunto alla forniture di servizi nel cimitero dei «tre cancelli», dove si concentrano attività e interessi non sempre legali. Nel provvedimento il gip osserva che il clan, che aveva interessi sul cimitero, «si infiltrava anche grazie alla compiacenza di un assessore non meglio identificato».

I riflettori sul cimitero

Proprio su questo punto, legato agli interessi della criminalità sul cimitero, accendono i riflettori i consiglieri comunali del M5s, Graziano Bonaccorsi e Gianina Ciancio, rispettivamente vicepresidente della commissione Lavori pubblici e presidente della commissione Statuto e Regolamenti. «Il minimo che il Consiglio comunale possa fare è attivarsi per fare luce sulla gestione del cimitero e sull’affidamento dei lavori all’interno di esso. Già la scorsa estate, in aula, si era discussa un’interrogazione del consigliere Maurizio Caserta, che metteva in evidenza l’assoluta mancanza di trasparenza nelle autorizzazioni per i lavori all’interno del cimitero. Quell’interrogazione, per dovere di cronaca, ha ricevuto una risposta totalmente insoddisfacente. Quello di Castiglione e degli altri esponenti politici coinvolti non è un caso isolato – concludono i consiglieri- ma è parte di un sistema di collusione tra mafia e politica che continua ad essere radicato e consolidato nel nostro territorio». Sull’indagine per associazione mafiosa e voto di scambio interviene il comitato territoriale dell’Arci di Catania: «È inquietante il silenzio delle istituzioni regionali e cittadine circa gli ultimi arresti. Il sindaco Trantino non sente il dovere di parlare delle infiltrazioni criminali nel Comune dopo l’arresto dell’ex presidente del Consiglio comunale? Non sente il dovere di chiarire quali azioni intende intraprendere di fronte al rischio di condizionamenti criminali sull’attività amministrativa? Appaiono imbarazzanti un’amministrazione comunale e un sindaco metropolitano che si riempiono la bocca di antimafia e legalità, che plaudono a ogni retata di polizia e carabinieri, ma tacciono quando a essere oggetto delle importanti azioni della magistratura sono i loro potenti alleati politici».

L’Antimafia a Catania

La Commissione regionale antimafia, intanto, ha già programmato una audizione a Catania il prossimo 13 marzo con le forze dell’ordine, con i magistrati e con i sindaci, ha anticipato il presidente Antonello Cracolici.

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