
La formula è quella di un ultimo appello per evitare che la situazione precipiti. Ma d'altro canto le parole di Stefano Bonaccini possono tranquillamente essere lette come la minaccia di far finire l'affaire congresso regionale del Pd nelle aule di un tribunale.
Il presidente nazionale del partito è arrivato a Catania, insieme all'altro leader delle correnti ribelli Matteo Orfini. A Bonaccini e Orfini si legano i 7 deputati all'Ars che hanno contestato la rielezione di Anthony Barbagallo alla guida del Pd siciliano. E a Catania il fronte dei ribelli è nutrito: ad ascoltare Bonaccini e Orfini ci sono 7 deputati su 11 (Giovanni Burtone, Michele Catanzaro, Mario Giambona, Calogero Leanza, Tiziano Spada e Fabio Venezia) insieme all'eurodeputato Giuseppe Lupo, alla segretaria di Palermo Teresa Piccione. Nelle prime file anche Enzo Bianco e Antonio Rubino. Barbagallo non è stato neppure invitato e lo schiaffo in questo caso è doppio visto che la convention di Bonaccini e Orfini è stata organizzata e Catania, terra d'origine del segretario.
“In Sicilia il Pd deve essere unito, non si può escluderne una parte. Quello che è accaduto in questi mesi è il segno di come non si voglia ascoltare una parte rilevante del partito, che ha lavorato ha consenso ed è stata anche eletta nelle istituzioni" ha detto Bonaccini. Augurandosi subito dopo che “non si finisca in tribunale, perché un partito non può dare ai cittadini il messaggio di non essere in grado di governare nemmeno in casa propria. Ma certamente qualcosa qui non ha funzionato altrimenti non ci troveremmo di fronte a questo caso inedito. Mi auguro che questa situazione si risolva da un punto di vista politico”.
Il riferimento è al fatto che una buona fetta del partito siciliano ha contestato fin dall'inizio le regole del congresso volute da Barbagallo, in primis la scelta di non ricorrere alle primarie ma preferire il voto degli iscritti. Ne sono nati vari ricorsi alla commissione di garanzia regionale (che non si è espressa) e ora si attende la decisione della commissione di garanzia nazionale. Il messaggio di Bonaccini e Orfini è quindi chiaro: aprire un dialogo politico, che allarghi la gestione del partito o prepararsi a una sfida a colpi di carte bollate. “Per battere il centrodestra serve un Pd molto più unito, ed è responsabilità di chi lo guida tenere il partito unito” ha concluso Bonaccini.
E anche il capogruppo all'Ars Michele Catanzaro ha detto che “dobbiamo costruire un'alternativa al centrodestra e dobbiamo farlo anche in Sicilia. Per questo stiamo lavorando per tenere unito il partito nell'isola, mi auguro arrivi un segnale in questa direzione anche da parte di chi fino ad ora non lo ha dato”. E a proposito della “guerra di ricorsi" che ha caratterizzato il congresso del Pd siciliano, Catanzaro ha detto "se la soluzione a questa situazione dovesse darla un tribunale, saremmo di fronte al fallimento della politica".
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