Fisioterapista catanese sviluppa una tecnica di riabilitazione: ora è oggetto di studio in tutto il mondo
Una tecnica di riabilitazione unica in Italia, sviluppata da un fisioterapista catanese, diventa oggetto di pubblicazione in un'importante rivista scientifica internazionale. A metterla a punto Giuseppe Cultrera, 57enne, che ha ideato l'ATC, ovvero l'Approccio Terapeutico Combinato, divenuto oggetto di studio e interesse in tutto il mondo. La rivista ha ripercorso le caratteristiche di questa tecnica attraverso un caso clinico, che ne evidenzia l'efficacia.
Il caso riguarda l’applicazione della tecnica nel trattamento di una paraparesi spastica e mette in luce miglioramenti riguardanti l’equilibrio statico-dinamico e il cammino. Il caso clinico è stato pubblicato dall’autorevole Rivista Scientifica Wiley “Clinical Case Report”.
Lo studio di Cultrera ha dimostrato il miglioramento della deambulazione in un soggetto con problematiche neurologiche agli arti inferiori senza intervenire sugli arti interessati né tramite esercizi specifici per la deambulazione. Si tratta di un approccio assolutamente nuovo che non è previsto nelle tecniche attualmente in uso a livello internazionale, attraverso una tecnica assolutamente innovativa.
"L’ATC - “Approccio Terapeutico Combinato” è un approccio frutto di una più che trentennale esperienza di lavoro e di studio in ambito riabilitativo e prende l’avvio dalla considerazione che la funzione e la “disfunzione” sono sempre il risultato dell’interazione tra vari sistemi che devono essere tenuti in considerazione contemporaneamente nel trattamento riabilitativo" spiega Cultrera.
"Da un punto di vista neurofisiologico i presupposti su cui si fonda la tecnica sono fondamentalmente due: l’organizzazione funzionale del Sistema Nervoso Centrale ed il fuso neuromuscolare. La complessa rete di interazioni dei sistemi corticali e sottocorticali permette l’integrazione di stimoli visivi, vestibolari, motori, sensitivi e propriocettivi, indispensabile per la gestione dei riflessi spinali, schemi di movimento già prestabiliti, ma adattabili al compito motorio secondo quel meccanismo che prende il nome di "atteggiamento funzionale".
"L'Approccio terapeutico variabile rifiuta l’idea del “mito” in riabilitazione ed invita i colleghi a entrare nel merito della scientificità delle proposte riabilitative (ammesso che ce ne sia) che devono essere valutate per quello che sono e non con atteggiamenti fideistici. Come purtroppo accade".