Per il Sud Italia il Telefono Rosa continuerà a rispondere da Bronte, sulle pendici dell’Etna, insieme a quello che, ironia della sorte, si trova sotto un altro vulcano, il Vesuvio, a Napoli. I volontari etnei devono lasciare la sede del Convento dei cappuccini dove operano da otto anni, ma il Comune ha concesso i locali nell’ex Tribunale. Il Telefono Rosa fa parte della Rete antiviolenza, collabora con l’Autorità giudiziaria e assiste numerose donne offrendo loro assistenza 24 ore su 24 tutto l’anno. Nel 2018, le volontarie di Bronte hanno ricevuto quasi 200 richieste d’intervento, per le quali hanno attivato staff di avvocati, psicologi e mediatori culturali. Trovare una sede idonea come quella attuale (per la concessione della quale, nel 2011, si spese l’allora sindaco Pino Firrarello) non è stato facile, perché i locali devono avere i requisiti stabiliti dalla legge e dalla Regione Siciliana per le strutture socio-assistenziali, visto che il Telefono Rosa si occupa istituzionalmente di «donne in difficoltà e vittime di violenza». Dopo la firma del contratto con l’ingegnere Salvo Caudullo, alla presenza del sindaco Graziano Calanna, la presidente del Telefono Rosa, Antonella Caltabiano, ha detto: «L’assegnazione di questi locali per noi rappresenta un riconoscimento all’attività che svolgiamo e sentiamo la responsabilità di fare meglio». Presenti pure il vice sindaco Gaetano Messina, l’assessore Giuseppe Di Mulo e il segretario comunale Giuseppe Bartorilla, oltre a quelli ritratti nella foto (da sinistra: la volontaria Carmela Monforte, l’assessore Chetti Liuzzo, il consigliere Samantha Longhitano, l’assessore Cristina Castiglione, il sindaco Graziano Calanna, la presidente Antonella Caltabiano e la sua vice Samanta Lazzaro) Il sindaco Graziano Calanna, infine, ha dichiarato: «Il Telefono Rosa è conosciuto in tutta Italia. In un epoca in cui, purtroppo, sempre più frequentemente sentiamo parlare di femminicidi, saputo che correva il rischio di rimanere senza sede, abbiamo trovato una soluzione».