Da oggi, 21 febbraio, fino a domenica esperti internazionali, archeologi, geologi e vulcanologi, daranno vita al laboratorio di progetti con un workshop aperto alla stampa e in programma presso la sede dell’Ente Parco dell’Etna a Nicolosi. L’Etna è al centro di un programma di ricerca internazionale finalizzato ad esplorare nuovi scenari per tutelare il paesaggio, riqualificare i ruderi, studiare e valorizzare il sottosuolo archeologico del vulcano in attività più grande in Europa, ma anche Patrimonio Unesco. Insieme saranno le Università di Madrid, Palermo, Barcellona, Smirne, Napoli e Catania con il contributo di cinque gruppi di progettazione etnei che approfondiranno temi importanti come storia, arte, ambiente, diritto e tecnologia.
Il progetto prende il via nella sede del Parco dell’Etna a Nicolosi. Il programma laboratoriale di architettura ha per nome «Mount Etna. Abitare il vulcano, memorie, tecniche, natura». Un laboratorio di ricerca che vede l’Ente Parco dell’Etna promotore del progetto Mount Etna, insieme all’Archeoclub d’Italia, col patrocinio dell’Assessorato Territorio ed Ambiente della Regione Siciliana ed il coinvolgimento dell’Assemblea Regionale Siciliana e della Fondazione Federico II. «Si punta - spiega l’architetto Francesco Finocchiaro, Direttore del Dipartimento Architettura e Paesaggi di Archeoclub d’Italia nazionale - ad un nuovo modello di ristrutturazione con riqualificazione e fruizione dei ruderi, secondo un modello filologico e critico seguendo i dettami delle carte del restauro e con particolare attenzione alla moderna letteratura architettonica sul rapporto tra antichità e modernità, della zona etnea per promuovere nuove forme di utilizzo rispettose del Monte Etna e delle sue colate laviche, dando alle popolazioni del luogo strumenti per convivere col vulcano. Quindi il perseguimento di quell’antropizzazione rispettosa del vulcano e del suo valore geologico nel rispetto dei principi posti alla base del riconosciuto dell’ Etna come Patrimonio dell’Unesco. Realizzati il pittogramma strategico per la gestione del progetto di valorizzazione del sottosuolo archeologico dell’Etna e il pittogramma per la riqualificazione dei ruderi , dei sentieri, dei recinti dell’Etna».
Dai ruderi al sottosuolo archeologico! Protagonista sarà anche la valorizzazione del paesaggio di pietra dell’Etna. «Ci sono sull’Etna - prosegue Finocchiaro - manufatti che hanno anche un potenziale sottosuolo archeologico e che andremo a recuperare attraverso indagini e diagnostiche da effettuarsi sugli edifici in superficie ed inoltre il Programma di riqualificazione del paesaggio etneo inserirà nuove modalità costruttive con nuovo uso dei materiali per rigenerare il paesaggio dell’Etna e recuperare il valore storico e immobiliare dei ruderi presenti diffusamente».
L’Etna è Unesco dal 2013. «Il 21 giugno 2013 - continua l'architetto - il Comitato del Patrimonio Mondiale ha iscritto il sito naturale Mount Etna nella lista del patrimonio naturale mondiale UNESCO. Il vulcano è stato abitato, prima dagli Dei e successivamente dagli uomini. Narrato dall’arte, esplorato dalla mitologia e dalla storia. Un palinsesto di segni, simboli, significati, che rimandano alla sua natura titanica. Spazio immaginifico della letteratura, dimora di esseri fantastici ed eroici, dipinto e rappresentato in ogni sua forma, da ogni possibile angolatura, sempre custode di una terra che naviga nel mare. L’uomo e la natura hanno sancito un patto dentro le sue valli, lungo i pendii, verso il mare e verso la terra. Un patto antico, tra il fuoco e la pietra, tra l’uomo e la terra, tra l’acqua che lo circonda e gli esseri viventi che lo abitano, insieme alle ninfe, agli eroi, ai filosofi, lungo i sentieri che lo attraversano in ogni direzione».
Il tema principale sarà quello della natura abitata. «La materia di cui si compone - dice Finocchiaro - è la pietra, forgiata dal fuoco. Una pietra nera che diventa sabbia, che diventa terra e quindi frutti. Una pietra che si trasforma in linguaggio, colore, forma. Il vulcano diventa casa, come quella di Polifemo, abitata da Ulisse. La narrazione mitologica ci suggerisce una possibile visione che evidenzia la funzione abitativa di questo paesaggio naturale che diventa culturale. Tutelare questo spazio, questo ambiente, non può prescindere dalla consapevolezza che l’architettura lo ha strutturato. Un’idea di architettura che si riassume in tre morfotipi: la torre, il recinto, la porta. Il Programma che vede insieme Università internazionali, Archeoclub d’Italia e le istituzioni siciliane ripartirà dalla pietra naturale, per esplorare il suo uso diffuso nella costruzione del paesaggio antropico: sentieri, recinti, case, palazzi, rifugi, magazzini, altari, chiese, tombe. Un paesaggio di pietra naturale e artificiale che rischia di essere compromesso. Lo scopo di questo progetto è garantire la salvaguardia di un quadro complessivo di manufatti, ormai diventati paesaggio, fatto di rovine e ruderi sparsi per l’intero territorio etneo. Come sarà possibile continuare a mantenerli in vita? Per quale nuovo uso? Con quali tecniche costruttive? Rendendo questo patrimonio sistemico o lasciandolo sparire piano piano dentro una solitudine irreversibile? Sono queste le domande che muovono questo progetto di ricerca (identitaria) e di valorizzazione (laboratoriale). Un processo che non può escludere la co-partecipazione degli attori del sistema: enti, istituzioni, associazioni, professioni, università e scuola».
«Archeoclub d’Italia ancora una volta - dichiara Rosario Santanastasio, presidente nazionale Archeoclub d’Italia - mette in campo progetti ed idee innovative, riuscendo a costruire un’importante rete anche tra mondo accademico ed istituzioni. In Sicilia nasce un modello, come quello della valorizzazione delle pietre identitarie, che potrà essere esportato in Italia e non solo al fine di recuperare e valorizzare il paesaggio esistente sul vulcano, favorendo anche la convivenza ma allo stesso tempo dando una nuova vita a ruderi, siti e luoghi».
Caricamento commenti
Commenta la notizia