«Pippo non amava il divismo e la retorica», ha detto il sindaco di Militello in Val di Catania, Giovanni Burtone, alla fine del funerale di Pippo Baudo che si è svolto nella chiesa di Santa Maria della Stella, presieduto dal vescovo di Caltagirone, monsignor Calogero Peri, e concelebrato da sedici sacerdoti tra cui il parroco don Giuseppe Luparello e il padre spirituale di Baudo, don Giulio Albanese.

E senza divismo e senza retorica è stato il rito funebre cui hanno partecipato i familiari, in primis i figli Alessandro e Tiziana, i nipoti dell’artista, e la storica assistente Dina Minna, assieme agli amici del mondo dello spettacolo Michele Guardì, Al Bano, Lorella Cuccarini, Gigi D’Alessio e Alberto Matano e le tante persone, di Militello e non, che hanno voluto dare l’ultimo saluto al loro Pippo, il concittadino illustre che tornava a casa ogni anno e, a dispetto del successo, aveva sempre una parola per tutti.
Una grande folla lo ha aspettato anche la notte scorsa quando il feretro dopo avere attraversato in automobile mezza Italia, è giunto in paese. In chiesa c'erano anche le istituzioni, rappresentate dal presidente del Senato, Ignazio La Russa; dal presidente della Regione, Renato Schifani; dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso; dal ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci e dal sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi.
Di Baudo è stato ricordato il profilo dell’artista e soprattutto quello umano, con il suo senso grande di giustizia e le parole pronunciate contro la mafia, che per vendetta fece saltare in aria la sua
villa ad Acireale.

«Dinanzi all’enigma della morte, la parola di Dio ci ricorda che i giusti splenderanno come stelle nel firmamento. Carissimo Pippo, ti auguriamo di risplendere come stella non solo nel firmamento degli uomini, ma anche in quello di Dio, in cui si splende solo per l’amore operoso e concreto che abbiamo vissuto, ricevuto e donato. Tutto il resto passa e dissolve, solo l’amore resta ed è per sempre», sono state le parole di monsignor Peri.

Nella sua omelia, invece, don Albanese ha sottolineato che «poco prima di morire, Pippo mi ha confidato che il successo non basta a riempire il cuore, a rendere felici» rivelando che «in una delle ultime conversazioni che ho avuto con lui, sono rimasto colpito dalla sua capacità di comprendere che più passano gli anni e più ci si rende conto che si ha un bisogno impellente di purificazione. È stato commovente il giorno in cui ho potuto, dopo tanti anni, impartirgli l’assoluzione. Nel momento in cui gli ho chiesto se potevo comunicargli il Corpo di Cristo, lui mi ha guardato con commozione, ha pianto e mi ha ripetuto per tre volte: grazie, grazie, grazie».

Alla fine del funerale ha preso la parola il sindaco di Militello che ha definito Baudo «il maestro che ha utilizzato il sistema radiotelevisivo per dare, con eleganza, qualcosa al Paese. Pippo è stato un grande italiano, un protagonista che vogliamo paragonare ai grandi della nostra Italia, è stato l’Enrico Mattei della Rai». E ha aggiunto: «Era un uomo del Sud senza cappello in mano, consapevole del protagonismo che doveva avere la nostra terra. Era un nostro familiare, veniva, andava in campagna e in paese non voleva né servizio d’ordine né barriere e per ogni cittadino aveva un saluto».

Il sindaco Burtone ha anche rivelato che lo scorso 7 gennaio, quando il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si era recato a Militello per l'inaugurazione dell’Istituto omnicomprensivo Pietro Carrera, aveva espresso il desiderio di salutare personalmente Baudo, atteso per l’occasione: «Mi aveva detto di farlo sedere dove potesse salutarlo. Purtroppo, a causa di un’influenza, Baudo non era potuto venire».
Poco prima dell’inizio della celebrazione, Gigi D’Alessio aveva ricordato che «questo non è un funerale, ma la festa di Pippo. Tutti noi gli dobbiamo qualcosa, lui è stato l’amico di tutti. Ci ha regalato consigli, ci ha aiutato a crescere. Era la R della Rai, una persona magnifica». Commosso anche Al Bano: «Sono stato qui nel 1974. Pippo voleva che venissi a cantare nel suo paese. La mia risposta è stata strapositiva. Ed oggi vivo una tripla emozione perché ripercorro le tante cose che abbiamo fatto insieme».

La commozione di Militello si è rivelata con pienezza quando la bara è apparsa sul sagrato davanti a quasi duemila persone che hanno assistito al rito funebre attraverso un maxischermo. Le note di Mascagni hanno sottolineato l’addio a Baudo, e sul maxischermo il suo sorriso e un semplice: «Ciao, Pippo. Grazie». Poi, dopo gli applausi sul sagrato della chiesa, il corteo funebre con in testa i figli di Baudo, si è diretto al cimitero di Militello dove il presentatore è stato tumulato nella cappella di famiglia.

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