Catania

Domenica 28 Settembre 2025

Don Attard, undicesimo successore di Don Bosco, a Catania: «Chiamati a essere segni di speranza»

La lectio magistralis di Don Fabio Attard, rettor maggiore dei Salesiani

«È urgente costruire percorsi che formino i giovani al bene della società, in un’epoca segnata dall’indifferenza e dal disincanto». Con queste parole il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Fabio Attard, XI successore di don Bosco, ha parlato davanti a oltre mille persone riunite nel cortile dell’Istituto San Francesco di Sales di Catania. Don Attard, per la prima volta in Sicilia da Rettor Maggiore, si prepara a celebrare anche il 50° anniversario della fondazione del Movimento Giovanile Salesiano, nato proprio sull’isola e oggi diffuso in tutto il mondo. Ieri intanto una giornata di festa, condotta da Salvo La Rosa e con la partecipazione di oltre mille persone, che ha visto la partecipazione del presidente della Regione Renato Schifani, del sindaco di Catania Enrico Trantino, che ha conferito ad Attard la cittadinanza onoraria, dell'arcivescovo Luigi Renna e di numerose altre personalità, ringraziate nel suo discorso di saluto, dal capo dell’Ispettorato dei Salesiani in Sicilia, don Domenico Saraniti. Un grande evento che ha avuto come protagonista la vera speranza per i giovani. Nel corso dell’incontro di Catania, nella sede dell’unico ispettorato salesiano del Sud insieme a Napoli, il rettor maggiore don Fabio Attard, ha tenuto, nel cortile dell’Istituto San Francesco di Sales di Cibali, una lectio magistralis dal titolo Chiamati a essere speranza, in cui ha voluto indicare il cammino a quei giovani meridionali troppo spesso costretti a scegliere tra emigrazione ed economie illegali.

«Non clienti, ma giovani da amare»

Nella sua lectio magistralis, intitolata Chiamati a essere segni di speranza, il Rettor Maggiore ha affrontato quella che ha definito «l’emergenza educativa», sottolineando come i tempi siano profondamente cambiati. «Viviamo in una società che rischia di considerare i giovani come clienti e non come persone da educare – ha avvertito –. Una società che li invita a consumare il tempo della giovinezza senza renderla generativa di futuro. Ma la giovinezza è un grembo che fa nascere l’età adulta, e il nostro compito è custodirla con responsabilità». Don Attard ha richiamato con forza il modello di don Bosco, «che per primo ha capito che il cuore dei giovani, ieri come oggi, sogna il futuro ed è portatore di una silenziosa resilienza. Non vogliono essere trattati come clienti, usati come carne da profitto, ma cercano adulti con il volto pulito e il cuore sano, capaci di accompagnarli con autenticità».

La missione salesiana e le nuove sfide

Il Rettor Maggiore ha parlato di una «generazione che sta cercando», spesso lasciata «senza mappe e senza acqua nel deserto delle nostre città». E ha invitato gli educatori a non sottrarsi a questa sfida: «Se perdiamo la capacità di cogliere le domande dei giovani, rischiamo di consegnare loro un futuro privo di speranza». Da qui l’appello a costruire nuove alleanze educative: «Non possiamo permetterci di rimanere chiusi, ostinati su scelte che scartano investimenti nel campo educativo. Al contrario, è urgente formare docenti, educatori, animatori capaci di essere punti di riferimento. Favorire alleanze per il bene dei giovani non è un gioco di parte, ma un dovere umano collettivo».

Una memoria che diventa impegno

Guardando al 50° anniversario del Movimento Giovanile Salesiano, nato proprio in Sicilia, don Attard ha esortato a trasformare la memoria in azione: «Non si tratta di una semplice celebrazione, ma di una chiamata a rinnovare la nostra responsabilità verso i giovani. Vogliamo che questo anniversario sia testimonianza di gratitudine e impegno per un domani migliore». Il suo messaggio si è concluso con un invito forte e diretto: «I giovani oggi ci chiedono di aiutarli a costruire il domani. Metterci in cammino con loro è la missione più urgente e la scelta più nobile. Don Bosco li definiva “la porzione più preziosa dell’umana società”: abbiamo il dovere di custodirla e di crederci, offrendo speranza e futuro».

Il presidente Schifani: finanzieremo il progetto per San Cristoforo

«Essere qui tra voi significa anche condividere la missione di san Giovanni Bosco, il progetto educativo del fondatore dei Salesiani che scelse di donarsi ai più piccoli, coltivando la loro capacità di amare e di compiere sempre il bene, allo scopo di “formare onesti cittadini e buoni cristiani”». Sono le parole che il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha voluto rivolgere a tutta la comunità salesiana riunita a Catania per accogliere il rettor maggiore don Fabio Attard, successore di don Bosco. Nel suo intervento di saluto, Schifani ha sottolineato l'impegno del governo in favore delle fasce deboli della popolazione e dei più piccoli. «Stiamo mettendo in atto - ha detto - azioni concrete per contrastare la povertà sociale e il disagio giovanile, sostenendo i ragazzi e le famiglie, intervenendo nelle periferie dove e alto il tasso di povertà educativa. Stiamo rilanciando e rafforzando il ruolo degli oratori siciliani, spazi che devono continuare ad essere luoghi di aggregazione e di socializzazione, dove i piccoli possano sentirsi sicuri e amati». «Oggi - ha sottolineato Schifani - assumiamo anche un altro impegno: finanziare il progetto di ripresa della formazione professionale della storica casa salesiana delle Salette, nel quartiere popolare di San Cristoforo, qui a Catania. Su questo c'è l'impegno del presidente della Regione».  

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