L'arresto di Nizza, dalla droga un giro di affari di 80 mila euro al giorno - Nomi e foto degli arrestati
CATANIA. Droga, armi e un giro d’affari e di potere da milioni di euro. Così con l’arresto del boss latitante trentenne del clan Santapaola-Ercolano, Andrea Luca Nizza, si sarebbe chiuso il cerchio attorno alle attività del gruppo criminale che è stato completamente disarticolato. Il boss è stato scovato dai carabinieri in una villetta dotata di tutti i confort, nella periferia di Viagrande, al confine con il comune di Trecastagni. Nizza aveva fatto perdere le sue tracce dal 12 dicembre 2014 e dal giugno 2015 è stato inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi del Ministero dell’Interno. Il latitante è stato trovato in compagnia della giovane moglie incinta e di due dei suoi figli. L’uomo non ha opposto resistenza durante l’arresto. All’interno della casa sono stati trovati anche due giovani coniugi incensurati, di 30 e 26 anni, a loro volta arrestati per favoreggiamento personale aggravato. Infatti, la coppia si sarebbe presa cura della famiglia del latitante assicurando adeguata assistenza. Nizza ha mantenuto il ruolo di responsabile di cosa nostra catanese particolarmente attivo nel quartiere di Librino. Ma chi sono e cosa fanno i membri del gruppo Nizza a Catania? Negli ultimi anni il clan era riuscito a creare un vero e proprio “cartello” della droga con il monopolio delle “piazze di spaccio” nei quartieri di Librino, San Giovanni Galermo e San Cristoforo, e grazie ai cospicui profitti derivanti da tale attività, aveva acquisito un peso notevole all’interno del clan Santapaola, essendo in grado di reclutare e retribuire centinaia di affiliati e di acquistare ingenti quantitativi di stupefacente da immettere sul mercato catanese garantendosi rilevanti flussi di denaro in contanti, prontamente riutilizzabili per investimenti economici, finanziari e per il sostentamento degli affiliati già detenuti e al mantenimento degli associati al pari di una vera e propria retribuzione. Un giro d’affari giornaliero da 80 mila euro, frutto di attività di spaccio svolte nelle singole piazze in modo professionale con ripartizione di ruoli tra pusher, vedette, responsabili delle piazze e coloro che assicuravano il continuo rifornimento di stupefacente. Ma anche con l’organizzazione di turni di vendita durante tutto l’arco della giornata che ha permesso al clan proventi da capogiro. La latitanza di Andrea Nizza ha avuto inizio dopo la sua condanna in abbreviato nell’ambito del procedimento Fiori Bianchi essendosi all’epoca sottratto al provvedimento restrittivo contestualmente emesso dal Gup. Il 12 gennaio 2015, Nizza, ancora latitante, è stato raggiunto da un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione distrettuale antimafia etnea poiché ritenuto, insieme ad altri, responsabile di associazione di tipo mafioso, estorsione ed usura aggravata in danno di un imprenditore di Mascalucia. Il 22 giugno 2015 si aggiunge un ulteriore provvedimento restrittivo con cui Nizza è accusato di essere responsabile, in concorso con altri, di omicidio, occultamento di cadavere, detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo. Terzo e ultimo provvedimento restrittivo nei confronti della famiglia di cosa nostra catanese e segnatamente del gruppo Nizza è stato eseguito il 6 luglio 2016 con l’operazione “Carthago” che ha portato alla sbarra 35 persone per i reati di associazione mafiosa, armi e traffico di stupefacenti, ritenute appartenenti al gruppo dei Nizza della famiglia Santapaola. Numerosi esponenti del clan mafioso tutti residenti nel quartiere di Librino si sarebbero specializzati nella distribuzione di hashish, marijuana e cocaina. I militari i occasione delle indagini relative all’operazione Carthago hanno trovato un arsenale con oltre 50 armi tra kalashnikov, pistole e fucili. Grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Seminara Davide, uomo di fiducia di Andrea Nizza, i carabinieri si sono messi sulle tracce del boss e dei suoi uomini. Le ulteriori dichiarazioni di recenti collaboratori di giustizia, hanno consentito di ricostruire le attività e l’organigramma del sodalizio mafioso dei Nizza. I militari hanno documentato l’organizzazione del gruppo mafioso, operante nella zona di Librino e San Cristoforo. A capo c’erano Fabrizio Nizza che attualmente è collaboratore di giustizia e Daniele Nizza, detenuto al 41 bis. Per arrivare alla fine proprio ad Andrea Nizza che nel tempo ha acquisito un peso determinante nell’ambito delle dinamiche mafiose all’interno di Cosa Nostra catanese, anche grazie all’investitura a rango avvenuta nel giugno 2008 ad opera di Santo La Causa, Carmelo Puglisi e Vincenzo Aiello. L’operazione di oggi costituisce un ulteriore importante risultato dell’ampia strategia di contrasto della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania e dei carabinieri di Catania che ha consentito di arrestare dal gennaio 2015 fino ad oggi persone per i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, e di fare piena luce su alcuni omicidi avvenuti tra il 2006 ed 2011, disarticolando definitivamente il gruppo dei fratelli Nizza. Nizza è rimasto sorpreso, ma si è complimento con i carabinieri che lo stavano ammanettando, dicendo loro «siete stati bravi, non era facile trovarmi...». Nella villa non sono state trovati grossi quantitativi di soldi, nè armi nè droga. La sua cattura i militari dell'Arma, coordinati dalla Dda della Procura di Catania, l'hanno sfiorata diverse volte: «ci siamo andati vicino più volte - ha rivelato il sostituto procuratore Agata Santonocito - siamo stati a pochi passi da lui, abbiamo trovato il 'covo caldo', ma ci era sempre sfuggito». Perché il boss aveva tagliato i collegamenti e le frequentazioni abituali, specie dopo la collaborazione con la giustizia avviata dal fratello Fabrizio, che con l'altro fratello Daniele, detenuto, erano 'uomini d'onore' di Cosa nostra, per la 'famiglia' Santapaola-Ercolano. Per comunicare con il gruppo, è emerso dalla indagini, il latitante si serviva di 'pizzini' e di persone non riconducibili a lui.