Catania

Mercoledì 27 Novembre 2024

Mafia, droga e truffe all'Inps: nomi e foto degli arrestati nel blitz di Catania

Alessandro Fazio
Alfio Mendolaro
Alfio Pirro
Andrea La Delfa
Angelo Nicotra
Barbaro Cosentino
Barbaro Stimoli
Carmelo Parisi
Cristian Terranova
Daniele Licciardello
Davide Befumo
Domenico Assinnata
Enrico Corsaro
Francesco Alleruzzo
Francesco Mobilia
Giorgio Freni
Giovanni Battista Greco
Giuseppe Beato
Giuseppe Mobilia
Giuseppe Orto
Giuseppe Recca
Giuseppe Sinatra
Ivan Scuderi
Lorenzo Schillaci
Lorenzo Di Leo
Marco Di Leo
Maurizio Sinatra
Michele Fontanarosa
Omar Borzì
Orazio Sinatra
Pietro Puglisi
Salvatore Amantea
Salvatore Stimoli
Salvatore Tortomasi
Santo Alleruzzo
Sebastiano Di Mauro
Vincenzo Gattarello
Vincenzo Stimoli

Quaranta arresti nelle province di Catania, Siracusa, Cosenza e Bologna dei carabinieri che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale etneo. Le accuse sono di associazione per delinquere di tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni e associazione per delinquere finalizzata alla commissione di falsi e truffe ai danni dell’Inps. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, hanno consentito di ricostruire gli organigrammi dei gruppi mafiosi della famiglia Santapaola-Ercolano stanziati sul territorio della provincia etnea, in particolare a Paternò e Belpasso, nonché di individuare le varie attività illecite poste in essere dai sodali: non solo un fiorente traffico di stupefacenti, in particolare marjuana e cocaina, ma anche estorsioni, riciclaggio, ricettazione e una situazione di grave condizionamento del tessuto economico locale. Tra gli elementi di vertice dell’associazione, è stato identificato Santo Alleruzzo il quale, benché condannato all’ergastolo per duplice omicidio, mafia e traffico di droga e detenuto presso il carcere di Rossano, approfittava dei permessi premio per ritornare nel paese d’origine (Paternò), dove nel corso di summit mafiosi continuava ad impartire ordini e direttive per la gestione degli affari del clan. L'operazione ha fatto emergere una situazione di grave inquinamento mafioso del tessuto economico locale, come dimostra l'individuazione di diversi imprenditori che consapevolmente favorivano le attività del clan. Tra gli altri, il titolare di una ditta di commercio di prodotti ortofrutticoli il quale, versando una percentuale degli utili di impresa ai vertici mafiosi e consentendo agli stessi di concludere affari occultamente, otteneva la loro protezione per imporsi alla concorrenza e per gestire eventuali problemi con i creditori. O ancora il proprietario di importanti gioiellerie il quale consentiva allo stesso capo clan, di operare compravendite in contanti di diamanti, orologi e gioielli - senza rendicontazione fiscale - permettendo così di compiere attività di riciclaggio. Nel corso delle indagini è stato anche documentato un ulteriore canale di finanziamento delle casse del clan: l’indebita percezione dell’indennità di disoccupazione agricola. Attraverso una rete di ditte compiacenti, consulenti del lavoro disponibili e soggetti che si prestavano a fungere da falsi "braccianti agricoli", l’organizzazione predisponeva tutta la documentazione necessaria ed inoltrava all’Inps le domande per l’indennità. (

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