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Giarre, completato il restauro della facciata del santuario della Madonna della Strada

La facciata dello storico santuario della Madonna della Strada, meta di pellegrinaggio di tanti fedeli provenienti da ogni dove è finalmente tornata al suo antico splendore e domenica 23 settembre, dopo il solenne pontificale delle ore 19.30, il Vescovo della Diocesi di Acireale, Monsignor Antonino Raspanti impartirà la benedizione e accenderà il nuovo impianto di illuminazione della facciata.

Il restyling è stato fortemente voluto e pervicacemente realizzato, con maestranze locali, dal parroco, Don Nino Russo, coadiuvato dal viceparroco, don Egidio Vecchio. Il Santuario di Santa Maria la Strada risale al 1081, in pieno periodo normanno.

La leggenda vuole che proprio nei pressi della borgata il conte normanno Ruggero I di Sicilia subì un'imboscata dai saraceni insieme a suo fratello Roberto il Guiscardo, mentre faceva ritorno in Calabria dopo aver espugnato Taormina e Aci. Grazie all'aiuto della Vergine riuscì a sconfiggere gli arabi e a proseguire il suo viaggio.

Come segno di ringraziamento fece edificare il santuario, dedicandolo alla Vergine Odigitria, appunto, colei che indica la strada. Nel corso dei secoli, il prospetto del Santuario è stato profondamente alterato, tanto che dell'antico aspetto medievale non resta quasi più traccia. Lo stato attuale del piccolo edificio sacro presenta una chiara struttura neoclassica con elementi barocchi.

Al suo interno è possibile ammirare il dipinto di Maria Santissima della Strada con Bambino e piccolo San Giovanni Battista, di autore ignoto, ma attribuibile alla scuola di Antonello da Messina, nonché un'opera del pittore acese Pietro Paolo Vasta raffigurante la Madonna con Bambino e Santi Alfio, Cirino e Filadelfo.
Nel 1922 il santuario divenne parrocchia autonoma.

Nucleo dell'abitato è il Santuario di Santa Maria la Strada, che diede origine al villaggio. Proprio di fronte ad esso si trova il pozzo di Ruggero, che il conte normanno scavò in previsione dell'insediamento.

Dal XVI secolo, grazie a Nicola Maria Caracciolo, vescovo di Catania e Conte di Mascali, la zona cominciò a popolarsi di contadini e ricchi acesi che avevano nelle vicinanze vasti possedimenti. Il piccolo santuario divenne dunque luogo per l'ascolto della parola di Dio e la celebrazione dei sacramenti. Il borgo, separandosi da Mascali, divenne parte del comune di Giarre nel 1815.

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