Una miscela unica di sementi del Mediterraneo, acclimatati e coltivati in Sicilia, ottenuta da grani provenienti da tutto il Mediterraneo. E’ la farina evolutiva, nata dagli studi del professor Giuseppe Li Rosi che ha dato vita al primo campo sperimentale per la coltura di oltre duemila tipi di grano, tutti diversi in uno stesso campo nei pressi di Catania. Nessuna interferenza chimica, nessun intervento da parte dell'uomo in una sorta di selezione darwiniana della specie che migliora naturalmente il prodotto, in continuo cambiamento raccolto dopo raccolto. “Abbiamo adottato il progetto farina evolutiva, dopo aver conosciuto il lavoro del prof. Giuseppe Li Rosi. L'abbiamo ritenuta interessante questa coltura non per interessi commerciali, in quanto riusciamo a produrre un quantitativo davvero basso, ma per il suo valore simbolico”, afferma Piero Gabrielli direttore marketing di Petra Mulino Quaglia, l’azienda che produce e distribuisce la speciale farina. La farina evolutiva simboleggia infatti il lavoro di una filiera virtuosa che può dare valore al rapporto tra la coltiva , chi la trasforma e chi la presenta a tavola. Una filiera giusta e sostenibile in cui all'agricoltore viene riconosciuto il giusto prezzo per il suo lavoro, il trasformatore valorizza il prodotto agricolo e chi sta in cucina porta in tavola un'esperienza che esalta e rispetta la terra e gli ingredienti. Da questa farina, gli chef del ristorante Bioesserì di Palermo hanno prodotto un impasto speciale per la “pizza evolutiva” new entry nel menù del ristorante noto per l’attenzione al biologico e alla sostenibilità ambientale. «È bello sapere che la Sicilia possa simbolicamente tornare ad essere il granaio del mondo - dice Saverio Borgia, fondatore insieme al fratello Vittorio di Bioesserì. Crediamo che così si possa sostenere meglio l'agricoltura locale e promuovere lo sviluppo dei nostri prodotti autoctoni. Per questo abbiamo subito sposato il progetto della farina evolutiva perché crediamo che insieme si possa dare più forza all'agricoltura locale, esaltando il gusto e la materia prima della nostra terra».