Festa a Bronte per i 106 anni di nonna Fioretta, decana della cittadina etnea, che per amore cambiò nome e lasciò il suo paese. Nella singolare love story galeotto fu il pistacchio, come racconta la bisavola da guinness fra le coccole di figli, nuore, nipoti e pronipoti. Devota di padre Pio, era affezionata lettrice di riviste a lui dedicate, ma il santo è sempre presente nelle sue preghiere quotidiane.
Terza di quattro figli (Ninè, Concettino, lei e Ianuzzo), la signora Sofia Cannata, questo il suo nome all'anagrafe, è originaria del siracusano, di Sortino, dove è nata il 5 febbraio 1917 (da Vincenzo Cannata e Marietta Papa) e ha conseguito la licenza elementare. Lì viveva Antonino Di Bella, brontese commerciante di pistacchi, in affari col papà dell’ultracentenaria e zio del suo futuro marito, Vincenzo Russo (classe 1907), giovane che con suo padre si recava spesso a Sortino, sempre per commercio di frutta secca.
Fra una commessa e l’altra di pistacchi, Vincenzo e Sofia, grazie a zio Nino, nel 1938 si fidanzarono e lei ne attese quasi 6 anni il rientro dal fronte, dall’Etiopia prima e dalla Seconda guerra mondiale dopo. Si sposarono l’8 gennaio del 1944, nella Sortino dove si stabilirono fino ad aprile del ’45, quando si trasferirono definitivamente a Bronte, già in tre. Sei mesi prima, infatti, era nato Arturo, il quale aspetterà 7 anni l’arrivo del fratellino Aldo, anche lui nato a Sortino, però, vicino alla nonna materna. La signora Sofia rimase vedova nel 1982.
Oggi, a spegnere le 106 candeline con la bisnonna Fioretta c’erano, fra gli altri, i figli e le nuore, Arturo con Daniela e Aldo con Ninetta (professore di matematica a Udine, il primo, e chirurgo all’ospedale di Bronte, il secondo, entrambi pensionati), i nipoti, Cristina e Valentina, Vincenzo e Sofia, e i pronipoti Matilde, Luca e Daniele, Damiana, Elena, Nora e Giulia. E da Sortino, sono arrivati per festeggiare zia Sofioletta anche i nipoti Maria e Vincenzo, figli di Ninè.
Fervente devota di padre Pio (fino a 4 anni fa la vista le consentiva di leggerne libri e riviste dedicati), infine, sull’“avventura” dei suoi nomi la signora Fioretta ci ha raccontato: «A Sortino la patrona è santa Sofia e si usa come vezzeggiativo Sofioletta. Quando ci fidanzammo, Vincenzo mi propose di farmi chiamare con il diminutivo Fioletta, perché allora Sofia a Bronte era diffuso solo come cognome. Accettai con piacere, ma per tutti diventai subito Fioretta, anche per lui».
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