«Vi ricevo forte e chiaro». Così è iniziata la chiacchierata spaziale di Luca Parmitano e i piccoli pazienti dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. L'astronauta italiano si trova sulla stazione spaziale orbitante ISS, partita lo scorso 28 maggio, ed ha effettuato il primo collegamento radio tra lo spazio e una struttura sanitaria italiana. Alle ore 14.36 è scattata quindi l'ora X per i bambini riuniti in ludoteca, che da tempo si preparavano con messaggi di saluto spediti tra gli astri tramite social network, con disegni e pensierini. Dopo qualche problema tecnico la prima domanda è del piccolo Claudio: «Come fate a sdraiarvi per dormire visto che nello spazio non c'è gravita?». Pronta la risposta di Parmitano: «Non ci sdraiamo, ma ci infiliamo in un sacco a pelo e dormiamo in questo modo». Poi ancora tante le curiosità: «Come andate al bagno? Cosa ti manca di più della Terra? Come passate il tempo?». Parmitano risponde divertito: «Qui nello spazio abbiamo un bagno simile a quello terrestre. Quello che più mi manca della Terra siete voi, i bambini, la mia famiglia. Qui per passare il tempo abbiamo libri, film e poi ci divertiamo a guardare la Terra, che sembra un gioiello blu sospeso nel nero. Il mondo visto da qui non ha confini. Le stelle invece sono come le vediamo dal nostro pianeta, ma nello spazio, mancando l'atmosfera, sono colorate: gialle, rosse e blu». «Chi ti cura?» Chiedono i bambini. «Noi siamo stati addestrati - risponde Parmitano - per poter effettuare un primo soccorso ma siamo in costante collegamento con i medici che sono sulla Terra». Inevitabile poi una domanda sugli extraterrestri: «Lì ci sono gli alieni?». «Di cose strane ne ho viste tante - risponde Parmitano - ma gli alieni li ho visti solo sulla Terra». Parmitano ha detto di non usare l'orologio ma di essere sempre collegato con il computer di bordo, con il fuso orario di Londra. «Qual è la prima cosa che hai pensato quando ti sei trovato nello spazio?» chiedono i bambini. «Che finalmente mi trovavo a casa! - chiude Parmitano -. Ho fatto così tante simulazioni che conoscevo perfettamente ogni singolo angolo della stazione spaziale».