Nella campagna di Misterbianco una fattoria sociale: ecco la storia
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C'è chi attiva le presse per fare l'olio di canapa, chi usa il mulino per la farina. C'è chi confeziona o è alle prese con la pappa reale, qualcun altro imbottiglia. In via Giovanni Pascoli 8, immersa nella campagna di Misterbianco, a mezz'ora da Catania, c'è Orti del Mediterraneo, una fattoria sociale con un team lavorativo composto tutto da ragazzi affetti da disturbi dello spettro autistico. Frutto del partenariato di aziende e cooperative sociali, Orti del Mediterraneo gestisce tre aree all'interno di un bene confiscato alla mafia. Diverse le produzioni, tutte biologiche. Agrumi, spezie aromatiche, apicoltura, pappa reale, miele e canapa alimentare. “I nostri ragazzi super speciali – spiega Salvo Scuderi, presidente della Cooperativa Agricola Colli Erei - riescono nella normalità a fare tutte le attività che questi lavori richiedono”. Con metodo e dedizione, i ragazzi di Orti del Mediterraneo si alternano in turni di 3 o 5. “Lavorano benissimo – spiega Scuderi - ognuno nel suo ruolo. Lo scelgono la prima volta che entrano nel laboratorio. Usano le macchine, sanno materialmente accenderle, caricarle e trasformare il prodotto dal seme fino all'olio, fino all'imbottigliamento. Ovviamente seguiti e monitorati da un tutoraggio”. Ogni tanto qualcuno balla, canta. C'è chi si concentra così tanto sul lavoro da perdere la cognizione del tempo. “In alcune delle varianti delle sindromi dell'autismo tra i sintomi c'è quello di non avere la cognizione del tempo – spiega il presidente di Colli Erei - questa loro metodicità si trasforma in optimus del lavoro. Fare un grammo di pappa reale, ad esempio, è difficilissimo perché da ogni singola cella con uno stuzzicadenti devi andare a prendere il milligrammo di pappa reale. I ragazzi riescono, grazie a questa loro capacità, questo dono, a lavorare senza perdere la pazienza. Stanno lì e con tranquillità estraggono la pappa dall'alveare”. Quando passa da via Giovanni Pascoli 8, Salvatore si apposta fuori dal laboratorio e da lontano li osserva lavorare. “Sono uno spettacolo - commenta, e nel raccontare si commuove - quando puliscono i semi, capita di vedere qualche ragazzo che invece di togliere le impurità dal seme, come faremmo noi, toglie i semi, ad uno ad uno. Lasciando le impurità nel cestello di partenza”. L'augurio di Salvatore è che realtà come la sua possano essere replicate in altri comuni, da altre organizzazioni: “Il nostro progetto permette di creare un valore aggiunto sociale enorme. Immaginare un ragazzo con la sindrome di autismo assunto in un progetto, che la mattina non va in un posto di routine ma va nel suo posto di lavoro, fa la sua pausa, produce, fa un prodotto buono. E quando si fanno le degustazioni la gente fa i complimenti per noi è il meglio che si possa augurare come percorso da seguire, ovunque”.