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Catania, agenti sotto copertura per filmare lo spaccio dove le telecamere non arrivavano

L’indagine che ha portato ai 33 arresti di oggi a Catania, nell’ambito dell’operazione antidroga ribattezzata Mezzaluna, è durata un anno, dal settembre del 2019 all’ottobre 2020. In questo periodo la polizia etnea è riuscita a verificare le modalità dell’attività di spaccio in un quartiere prima considerato invulnerabile. Gli agenti hanno avuto modo di appurare lo spaccio principalmente di cocaina, ma anche di marijuana skunk. A volte si ricorreva al classico panaro per consegnare la droga.

C’era inoltre un servizio di spaccio H24 a disposizione dei clienti, non in strada con l’ausilio di pusher e vedette, ma in un’abitazione blindata al quarto piano dello stabile più alto. Per verificare cosa succedeva in questa abitazione, la polizia, non potendo utilizzare telecamere esterne, ha impiegato agenti sotto copertura che per mesi hanno acquistato cocaina dagli ignari spacciatori, filmando le cessioni e i volti dei pusher che si alternavano nei turni di spaccio. «Questa attività - spiegano gli inquirenti - ha consentito di fornire una adeguata risposta investigativa a questa nuova diffusa modalità di gestione della piazza di spaccio che, per sfuggire alle videoriprese ha arretrato il raggio di azione all’interno di luoghi chiusi».

I rifornimenti di cocaina arrivavano prevalentemente dalla Calabria. Risale a giugno del 2020 il sequestro nel porto di Messina di un corriere che in un vano nascosto di un’auto nascondeva 5 chilogrammi di cocaina divisa in cinque panetti. Il video mostra le fasi di questo sequestro.

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