Sui prestiti concessi a persone in crisi economica avrebbero chiesto interessi fra il 10 e il 40% mensili, da ricalcolare e parametrare ad interessi annui che potevano arrivare anche al 1.584% all’anno. È l’accusa contestata ai quattro destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Catania. Sono indagati, a vario titolo, per associazione a delinquere, usura e abusivismo finanziario. Il provvedimento dell’operazione ribattezzata Arpagone è stato notificato dalla polizia ai coniugi Rosario Fichera, di 61 anni, e Maria Concetta Torrisi, di 52, che sono stati condotti in carcere, e alla figlia, Caterina Fichera, di 26 anni, che è stata posta ai domiciliari. A Mario Patanè, di 68 anni, l'ordinanza è stata notificata in carcere, dove era già detenuto per altri reati. Uno dei casi emersi dalle indagini della polizia del commissariato di Acireale ha riguardato un operaio industriale al quale per un prestito di 1.000 euro sono stati richiesti 300 mensili di solo interesse. Sempre alla stessa vittima, per 300 euro in prestito sono stati richiesti 100 euro a settimana come solo interesse, stabilendo un tasso usurario stimato dalla Procura di Catania nel 132% al mese e nel 1.584% l’anno. La Procura sostiene che in sei mesi di indagini del commissariato di polizia di Acireale, che si sono avvalse di intercettazioni, «è emerso un quadro adeguatamente suffragato sotto il profilo indiziario, di un gruppo di persone stabilmente dedito all’usura con ruoli definiti, meccanismi collaudati e priva di qualsivoglia scrupolo nell’esigere dalle proprie vittime». La Procura ricorda che anche i genitori di Rosario Fichera, oggi defunti, furono coinvolti nell’operazione contro l’usura del 2013 denominata «Affari di famiglia». In basso il servizio di Daniele Lo Porto per Tgs