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"Aiutò un latitante mafioso": in cella il titolare di un night club

Giovanni Castelli, di 36 anni, è stato arrestato dai carabinieri del Comando provinciale etneo con l'accusa di aver aiutato a sottrarsi alle ricerche delle forze di polizia Orazio Magrì, considerato dagli investigatori il reggente operativo del clan Santapaola, arrestato il 3 gennaio scorso in Romania

CATANIA. Il titolare del night club  «River» di Aci Sant'Antonio (Catania) Giovanni Castelli, di 36  anni, è stato arrestato dai carabinieri del Comando provinciale  etneo con l'accusa di aver aiutato a sottrarsi alle ricerche  delle forze di polizia Orazio Magrì, considerato dagli  investigatori il reggente operativo del clan Santapaola,  arrestato il 3 gennaio scorso in Romania. Castelli deve  rispondere di favoreggiamento personale aggravato dalla  finalità mafiosa.     

 Giovanni Castelli ha tappezzato i muri del capoluogo etneo  con suoi manifesti elettorali in vista delle elezioni per il  rinnovo del consiglio comunale in programma il 9 e 10 giugno  prossimi, sotto l'insegna del Comitato civico città di Catania.  I militari hanno effettuato perquisizioni nella sua abitazione e  nella sua segreteria politica. I carabinieri hanno eseguito nei  suoi confronti una ordinanza di custodia cautelare in carcere  emessa dal gip di Catania su richiesta della Dda etnea. L'uomo  è stato rinchiuso nel carcere di Bicocca in attesa  dell'interrogatorio di garanzia, previsto nei prossimi giorni.      Secondo quanto accertato, Castelli, avrebbe consentito a  Magrì di sottrarsi alla cattura per quasi un anno e di  mantenere i contatti con l'organizzazione mafiosa. Secondo  quanto accertato Castelli sarebbe stato il 'custodè del  telefono cellulare che veniva usato saltuariamente da Magrì per  comunicare, tramite sms, con i propri familiari o per impartire  disposizioni agli associati per la gestione del clan. Castelli  avrebbe anche avuto il compito di custodire due telefoni  cellulari che dovevano essere consegnati rispettivamente a  Magrì e a chi, fosse stata essa un familiare o appartenente al  clan, avesse voluto comunicare con il latitante tramite sms. 

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