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Omicidio Ilardo, custodia cautelare per Vincenzo Santapaola

CATANIA.  Agenti della squadra mobile di Catania hanno notificato a Vincenzo Santapaola, di 58 anni, figlio di Salvatore, attualmente detenuto al 41 bis nel carcere di Novara, un provvedimento di custodia cautelare in carcere per l'omicidio di Luigi Ilardo, cugino del boss Giuseppe 'Piddu' Madonia, assassinato il 10 maggio del 1996 a Catania. L'omicidio, secondo quanto accertato, maturo' all'interno di Cosa Nostra perche' si era ingenerata la convinzione che Ilardo fosse un confidente di polizia.
La misura é divenuta esecutiva dopo una decisione emessa dalla Corte di cassazione il 18 marzo scorso in seguito ad un appello della Dda verso la decisione del gip che, pur confermando il quadro complessivo, aveva ritenuto insufficiente il quadro indiziario nei suoi confronti ed aveva emesso nel giugno dello scorso anno un ordine di custodia cautelare, eseguito dalla squadra mobile di Catania, per Giuseppe Madonia, di 67 anni, Maurizio Zuccaro, di 53, e Orazio Benedetto Cocimano, di 50, il primo ritenuto il mandante, il secondo l'organizzatore e il terzo l'esecutore materiale insieme con Maurizio Signorino e Pietro Giuffrida, ora deceduti. In quella occasione, nipote del boss detenuto Nitto, ritenuto colui che avrebbe 'transitato' l'ordine dalla famiglia Madonia al clan Santapaola.
Vincenzo Santapaola é accusato, in concorso con Madonia, Zuccaro e Cocimano di omicidio, detenzione e porto illegale di armi da fuoco, con le aggravanti di aver commesso il fatto con premeditazione, per motivi abietti al fine di agevolare l'associazione mafiosa.
Le dichiarazioni che consentirono la svolta nelle indagini furono quelle del collaboratore di giustizia Santo La Causa, che partecipo' alla fase organizzativa, e di altri collaboratori. A parlare agli investigatori dell'omicidio fu nel 2010 il collaboratore di giustizia Eugenio Salvatore Sturiale, il quale assistette casualmente ad alcuni appostamenti nei pressi della sua abitazione. Secondo gli investigatori il progetto di uccidere Ilardo maturò all'interno di cosa nostra, in quanto tra gli elementi apicali del sodalizio mafioso si era ingenerata la convinzione che l'uomo svolgesse attività di confidente, anche in relazione all'avvenuto arresto di numerosi latitanti sia in provincia di Catania che di Caltanissetta ed Agrigento.

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