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Manifatturiero in difficoltà, a Catania assorbe il 70% dei cassintegrati

Occorre sbloccare le «micro» opere pubbliche per dare ossigeno all’edilizia

CATANIA Se la Sicilia si allinea al resto dell’Italia nel conto delle ore di cassa integrazione chieste dalle aziende in difficoltà, stona il dato di Catania che con Caltanissetta e Messina registra invece nel primo trimestre 2015 un aumento di richieste. Lo documenta il report della Uil, divulgato ieri, nel corso di un seminario dedicato agli effetti del Jobs Act su lavoro e occupazione che ha visto la partecipazione di Guglielmo Loy, segretario confederale Uil.

“La provincia di Catania – spiega Loy - è la seconda con la più alta richiesta in termini assoluti (1.028.619 di ore di cui il 70% di straordinaria). La situazione preoccupa se si analizza il dato di marzo in confronto con il mese precedente: +169% (sono state richieste a marzo 592.000 ore di cassa integrazione contro le 220.00 di febbraio). Quindi, la risposta non può essere che quella di costruire vere e durature politiche di crescita, riavviando investimenti pubblici e privati, stimolando il mercato interno con una riduzione di tasse a lavoratori e pensionati”.

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