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"Infiltrazioni mafiose nelle grandi opere", sequestrate le azioni della Tecnis

CATANIA. Finiscono in amministrazione giudiziaria - con il sequestro di quote ed azioni per oltre un miliardo e mezzo di euro - le società Tecnis Spa, Artemis Spa e Cogip Holding Srl, tre importanti aziende degli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice. La Procura di Catania ha chiesto l'applicazione della legge antimafia perchè le imprese, che operano nel settore della realizzazione di grandi opere in Italia e all'estero, sono ritenute dall'accusa «asservite alla famiglia catanese di cosa nostra».

Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Catania su richiesta della Dda della locale Procura, è stato eseguito da carabinieri del Ros. Le indagini, corroborate da dichiarazioni di collaboratori di giustizia e da quelle degli stessi imprenditori, avrebbero dimostrato come Tecnis abbia subito «coartazioni nel libero svolgimento delle attività imprenditoriali». E con la sua azione, ritiene l'accusa, oltre a «rimpinguare le casse» dell'organizzazione mafiosa, avrebbe consentito a suoi esponenti apicali di «governare in qualche modo l'indotto, ottenendo sub appalti e forniture a imprese vicine alla organizzazione mafiosa» e di «accrescere il proprio potere e prestigio anche presso le famiglie palermitane, consentendo ad imprese loro vicine di infiltrare il settore delle commesse pubbliche».

Le indagini hanno ricostruito 'messe a posto' per i cantieri con la 'famiglia' Santapaola e il clan di 'Picanello' a Catania. Anche il pagamento di oltre 2,5 milioni di euro ad un fratello del boss Enzo Aiello per la cessione di un terreno sul quale si ipotizzava la costruzione di un carcere. La struttura non fu realizzata e la Tecnis non ha riavuto nè i soldi nè la proprietà del terreno. La società era stata cercata anche da Salvatore Lo Piccolo per l'appalto della metropolitana di Palermo. E lo stesso reggente del mandamento di San Lorenzo è stato trovato in possesso di un 'pizzino' con rifermenti alla Cogip. Sub appalti della Statale 118, la Corleonese-Agrigentina, erano stati affidati alla famiglia Aloisio, vicina al capomafia Bernardo Provenzano.

Per il comandante del Ros, il generale Giuseppe Governale, sono «aziende che si proclamavano paladini dell'antimafia, ma la realtà dei fatti ha determinato un loro coinvolgimento», mentre occorre «un'azione di contrasto forte a questo demone dal volto d'angelo, perchè così si presenta, per preservare la società civile». Obiettivo della magistratura, hanno spiegato il procuratore Michelangelo Patanè e il sostituto Antonino Fanara, è ora quello di «risanare e reimmettere nel mercato l'azienda in modo che possa operare nel rispetto delle regole ed al riparo da interventi della criminalità organizzata».

La Tecnis è un colosso italiano del settore dei lavori pubblici, con commesse anche all'estero. Ha un capitale sociale di 32 milioni di euro interamente versato, e circa 700 dipendenti. L'azienda è stata coinvolta nell'inchiesta 'Dama Nera' della Procura di Roma su presunti tangenti versate all'Anas. Per quella indagine Francesco Domenico Costanzo e Concetto Albino Bosco Lo Giudice sono ancora agli arresti domiciliari.

Nel novembre del 2015 il prefetto di Catania, Maria Guia Federico, ha sospeso il certificato antimafia alla Tecnis e ha nominato come commissario straordinario il prof. Saverio Ruperto. L'ordinario di diritto civile all'università 'La Sapienza' di Roma ed ex sottosegretario al ministero dell'Interno del Governo Monti è stato adesso nominato amministratore giudiziario della società.

Ruperto, riferiscono i sindacati, avrebbe comunicato ai lavoratori della Tecnis che «attiverà tutte le procedure per riattivare i cantieri in tempi celeri» e avrebbe anche fornito rassicurazioni sulla Cigs.

Ma resta alto l'allarme dei sindacati sul fronte del lavoro:  «Ben venga il sequestro - affermano Cgil, Cisl e Uil - se questo significa assicurare legalità e buona amministrazione restituendo certezze ai lavoratori. Ma il regolare pagamento degli stipendi, il saldo degli arretrati e la salvaguardia dei livelli occupazionali sono priorità che affidiamo ancora una volta al commissario Ruperto».

«Con il provvedimento di oggi si pongono le condizioni per ottenere dalla Prefettura di ricollocare le società interessate dal provvedimento del tribunale, oggi ancora sotto interdittiva antimafia, nella white list». Lo afferma la Tecnis sul sequestro del del 100% delle quote della stessa società e Artemis e Cogip Holding, tutte facenti riferimento agli imprenditori Domenico Francesco Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice.

Questo, spiega l'azienda, «consentirà al gruppo di proseguire l'attività aziendale e dare nuovo impulso con la partecipazione a nuovi appalti pubblici e contrattualizzare quelli già aggiudicati, con l'obiettivo primario ed assoluto della salvaguardia delle migliaia di posti di lavoro sia delle società interessate che dell'indotto».

È lo stesso messaggio dato dall'amministratore giudiziario, il prof. Saverio Ruperto, ai lavoratori e agli impiegati, ribadendo «l'impegno per far uscire la società dalla difficile situazione di crisi in cui versa e di garantire la continuità dei lavori, per mantenere i livelli occupazionali». «E come primo impegno - ha sottolineato il prof. Ruperto - lo sblocco degli stipendi di settembre, ottobre e gennaio».

In queste ore, comunque, la Tecnis e le altre società coinvolte stanno «valutando, insieme ai legali, di sottoporre all'autorità di sorveglianza l'ipotesi, di ricorrere ad un concordato in bianco, che tenga conto degli accadimenti delle ultime ore e delle manifestazioni di interesse da parte di terzi competitors».

In questa situazione l'amministratore giudiziario, prof. Ruperto, auspica che «anche con gli istituti bancari possa accelerarsi il dialogo già intrapreso per addivenire ad una soluzione in tempi brevi per riportare la normale operatività e fare ripartire i cantieri».

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