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Crisi delle arance nel catanese, i sindaci riuniti per trovare soluzioni

CATANIA. Una crisi agrumicola che sta mettendo in difficoltà le piccole e medie aziende con la necessità di trovare, nel più breve tempo possibile, soluzioni ad hoc per risollevarne gli affari. Per tale ragione si è tenuto a Roma, al ministero Politiche Agricole e forestali, un incontro alla presenza del sottosegretario di Stato Giuseppe Castiglione; un faccia a faccia al quale hanno partecipato il presidente e il vice della Cia Sicilia Orientale, rispettivamente Giuseppe Di Silvestro e Giosuè Catania, per i quali dal tavolo agrumi sono arrivate delle prime risposte «non sufficienti a far fronte alla grave crisi di mercato, occorre fare di più».

Per i vertici della Cia le misure adottate, nell’immediato, dal ministero delle politiche agricole come il ritiro immediato di 500 tonnellate di agrumi e il piano di comunicazione e promozione al consumo vanno nella direzione giusta. Allo stato attuale non è ancora operativo il bando di distribuzione agli indigenti e, le risorse previste dal Fondo agrumicolo per il 2018 (ovvero 2 milioni di euro) sarebbero limitate per ridare la giusta competitività al settore. In sostanza nel territorio siciliano si concentra il 57% delle produzioni nazionali di agrumi, con oltre 10 milioni quintali di arance, 4 milioni di limoni, 600 mila di mandarini e 500 mila quintali di clementine all’anno: una terra quella siciliana che contribuirebbe alle produzioni delle coltivazioni agricole per 2 terzi del raccolto nazionale.

Secondo i rappresentanti dei produttori agricoli sarebbero necessari interventi robusti ed efficaci per superare l’emergenza con l’attuazione di un preciso piano per il rilancio dell’ agrumi - coltura nazionale: una soluzione potrebbe essere l’ammodernamento degli impianti produttivi, il sostegno all’aggregazione e la tutela delle piante dai rischi fitosanitari. Intanto la campagna agrumicola, quella attualmente in corso, viene classificata come una delle peggiori degli ultimi anni, in quanto caratterizzata da grossi quantitativi di agrumi di piccole dimensioni non appetibili alla grande distribuzione e pagati poco dall’industria di trasformazione.

A tutto ciò si aggiunge l’azione devastatrice del virus Tristeza. Sulla crisi del settore - hanno sottolineato i produttori e loro rappresentanti di categoria - è necessario accelerare i tempi per affrontare la questione che coinvolge il territorio orientale, in particolare la Piana di Catania colpita duramente da avversità atmosferiche, siccità oltre che dal virus Tristeza. Per tale ragione il sindaco di Paternò Nino Naso ha convocato, per oggi pomeriggio alle ore 17, all’interno dell’aula consiliare di Palizzo Alessi gli amministratori dei comuni agrumetati (Vizzini, Palagonia, Raddusa, Ramacca, Scordia,Militello Val di Catania, Francofonte, Carletini, Lentini, Licodia Eubea, Castel Di Iudica, Caltagirone, Adrano, Biancavilla, Santa Maria di Licodia, Belpasso, Centuripe, Regalbuto, Motta Santa Anastasia, Misterbianco, Catenanuova), la Cia, i sindacati di categoria della Cgil, Cisl e Uil.

«Ho invitato al tavolo tutti gli amministratori dei comuni vicini – ha affermato il sindaco Nino Naso – che insieme a noi stanno soffrendo per questa nuova crisi agrumicola . Da soli non riusciremo ad incidere nei confronti del governo regionale e nazionale, ma se ci dovessimo unire, potremmo far sentire le ragioni del comparto più importante della Regione. L’obiettivo è quello di far partire da Paternò un’unica voce con cui portare al tavolo della Regione una problematica che interessa migliaia di cittadini siciliani».

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