CATANIA. Rimane ai domiciliari Mauro Cappaddonna, 47 anni, arrestato da agenti della polizia di Stato della sezione Volanti della Questura di Catania poco dopo avere aggredito, assieme a altre quattro persone, il medico di turno nel pronto soccorso dell'ospedale Vittorio Emanuele, che si era rifiutato di fornire l'identità di una donna che, ore prima, era stata medicata per un incidente stradale.
Lo ha deciso il presidente della prima sezione monocratica del Tribunale, Eliana Trapasso, che ha rinviato l'udienza di convalida al prossimo 31 gennaio. La decisione è arrivata dopo che l'avvocato Antonio Fiumefreddo, che rappresenta il medico e l'Azienda ospedaliera nel procedimento in qualità di come parti lese, hanno chiesto di contestare all'indagato, oltre alle lesioni e alla violenza a pubblico ufficiale, anche l'interruzione di pubblico servizio e sollecitato anche l'acquisizione agli atti dell'inchiesta dei video di sorveglianza dell'ospedale.
Il legale di Cappadonna, l'avvocato Salvo Marino, ha chiesto e ottenuto termini a difesa. Continuano, intanto, le indagini della polizia di Stato sull'aggressione. Funzionari delle Volanti della Questura hanno già denunciato quattro 'spalleggiatori' dell'indagato, compreso un presunto operatore del 118 che, fuori del servizio, avrebbe utilizzato il proprio codice d'ingresso per far accedere Cappaddonna in una zona chiusa al pubblico. La sua posizione è al vaglio dell'Azienda ospedaliera.
"L'ennesimo episodio di violenza verificatosi all'ospedale Vittorio Emanuele di Catania ai danni di un medico del pronto soccorso deve necessariamente indurre le istituzioni ad incrementare i livelli di sicurezza e la sorveglianza nei nosocomi catanesi: non si può più aspettare oltre". Lo afferma il parlamentare nazionale del Partito democratico, Giuseppe Berretta, annunciando la presentazione di "un'interrogazione urgente al ministero dell'Interno" per porre il caso "all'attenzione del Governo nazionale". "Chiederò al ministro Minniti - aggiunge l'esponente del Pd - di incrementare i posti di guardia permanenti negli ospedali di Catania, in modo da assicurare sempre, in tutte le ore del giorno e della notte, la presenza di agenti di polizia per garantire il mantenimento degli standard di sicurezza" "Credo sia necessario - osserva Berretta - che il prefetto di Catania convochi immediatamente il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica per stabilire quali misure urgenti possano essere adottate per garantire sicurezza e serenità agli operatori del Vittorio Emanuele e degli altri ospedali, oltre che agli utenti".
Lanciare la "campagna 'Ospedali sicuri', assegnando militari dell'esercito debitamente armati ad ogni presidio di emergenza della nostra area metropolitana". Lo chiede l'Ugl di Catania nell'esprimere "vicinanza e solidarietà al medico vittima di una violenta aggressione di gruppo il giorno di Capodanno al Vittorio Emanuele". "Come avevamo immaginato - affermano il segretario dell'Ugl etnea, Giovanni Musumeci, e il segretario provinciale di Ugl Sanita', Carmelo Urzì - i correttivi apportati e le piccole attenzioni sul sistema di sicurezza poste dopo i fatti dello scorso autunno si sono dimostrati deboli e poco incisivi".
Per questo sollecitano "un incontro con il ministro dell'Interno Marco Minniti". "E' in atto - aggiungono i due sindacalisti - un'emergenza non soltanto al Vittorio Emanuele, ma in tutti i pronto soccorso di Catania e provincia, dove costantemente è messa a repentaglio l'incolumità del personale". Per l'Ugl di Catania sarebbe un errore togliere "le forze dell'ordine dalla strada in un momento in cui la carenza di unità è ai massimi storici". "Per questo - spiegano i due sindacalisti - riteniamo utile l'impiego dell'esercito. La presenza di militari, associata a quella dei vigilantes, sarebbe un'ottima barriera deterrente, per il primo intervento in caso di episodi di violenza, che - osserva l'Ugl - soltanto in caso di necessita' verrebbe rinforzata dall'arrivo delle forze dell'ordine con compiti di polizia giudiziaria".
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