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«Venti giorni per salvare la Provincia»

Il presidente Giovanni Leonardi: «Senza bilancio e piano di risanamento il Consiglio va a casa, un errore cambiare il commissario»

CATANIA. «Nei prossimi venti giorni, o la Provincia approva bilancio e piano di risanamento o andiamo tutti a casa. La situazione fa davvero paura, è devastante. E non è vero che questo è un ente sano e ben gestito, come ha detto Castiglione. Perchè se così fosse stato non si sarebbe sottratto al confronto con il Consiglio, non sarebbe scappato». 


Giovanni Leonardi ancora ieri ha tenuto una sorta di "riunione di guerra" con i capigruppo, i revisori dei conti e il commissario Michelangelo Lo Monaco: «In poche ore — afferma il presidente dell'Aula di Palazzo Minoriti — abbiamo recuperato il tempo perduto nella ricognizione del debito che ammonta a circa 28 milioni e costituisce il presupposto per il piano di riequilibrio, indispensabile per rientrare nel patto di stabilità. Abbiamo quarantacinque giorni di tempo per concordare con i creditori la rateizzazione in cinque anni, sessanta per trasmetterla a ministero e Corte dei Conti. Se ne sono già persi 14. L'impresa è davvero titanica, ma dobbiamo farcela. Lo stesso, d'altronde, si può dire per il Preventivo. A Castiglione avevamo chiesto di farcelo avere in Aula in agosto. Se così fosse stato, adesso avremmo dovuto votare solamente alcuni aggiustamenti e non un intero bilancio». Esponente di Mpa, il presidente Leonardi conferma l'appello «salva-Lo Monaco» inviato nei giorni scorsi al governatore Rosario Crocetta: «Apprezziamo che il commissario stia lavorando ventiquattr'ore al giorno per scongiurare il default. Leggo e scrivo che è amico di Lombardo. Allora, sono amici di Lombardo anche i capigruppo di Pdl, Udc e Pd che hanno firmato quella nota ? No, la verità è che noi siamo solo preoccupati di evitare le tre spade di Damocle attualmente sulle nostre teste e, soprattutto, su quelle dei cittadini». Quindi, spiega che le «spade» sono rappresentate da «conto di previsione, equilibri di bilancio, piano di risanamento». E sottolinea: «Si tratta di obblighi da ottemperare entro questo mese di novembre, oppure il Consiglio sarà sciolto. Ma molto più grave sarebbe il fatto che, sforando il patto di stabilità, l'ente dovrà persino chiudere i rubinetti di pagamento delle forniture per le spese obbligatorie».


A rischio, tra l’altro, sono i riscaldamenti nelle scuole superiori che l'Unione Province Italiane vuole interrompere come risposta estrema ai nuovi tagli decisi dal governo Monti: «Ribadisco che sono contrario a questa decisione dell'Upi — commenta Giovanni Leonardi — Non possiamo sommare una volontà politica alle difficoltà che a causa della crisi già esistono. Mi risulta che da alcuni presidi giungono già segnalazioni di problemi, disservizi. A questo non possiamo pure sommare anche lo sciopero dei termosifoni».

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