CATANIA. Luciano Bruno, storico collaboratore della rivista I Siciliani Giovani, iscritto Sel, che stava scattando delle fotografie davanti al Palacemento di Librino, è stato picchiato (ci ha rimesso un dente), da sei uomini che lo hanno circondato, minacciandolo con una pistola. Gli aggressori gli hanno fatto intendere di conoscere bene i suoi familiari, tanto da citarne i nomi, al fine di accrescere la carica intimidatoria del loro gesto. «Siamo vicini a Luciano e alla sua famiglia - scrivono il parlamentare Ars di Sel Erasmo Palazzotto e il coordinatore provinciale Francesco Alprone - che ha dimostrato con coraggio e passione l'amore per la città e Librino, attraverso le struggenti opere teatrali contro la mafia».
Il sindaco Bianco: «Avevo parlato di un vento pesante sulla città e purtroppo non mi sbagliavo. Quest’episodio dimostra come la città illegale stia reagendo con violenza al processo di cambiamento iniziato».
«Il pestaggio punitivo é la prova che non si può ancora parlare di sicurezza e legalità a Librino», rilancia la Cgil. «I blitz al Palacemento con arresti e sequestri, dimostrano, che legalità e sicurezza sono all'ordine del giorno».
«Se scattare fotografie per raccontare il degrado di un quartiere, cercare la verità e dire di no all'omertà e alla mafia è una colpa, siamo colpevoli insieme a lui», dice M5S.
«Nel trentennale del delitto Fava - dice una nota del Pdci - Catania ripiomba nell'incubo dell'intimidazione nei confronti di un giornalista che fa il suo mestiere: cercare e raccontare la verità. Qualcosa è stato fatto a Librino, ma evidentemente ancora non basta». «Quest'episodio, terribile e sconcertante - aggiunge l’assessore Orazio Licandro - dimostra come si sia ridotta Catania nel decennio che abbiamo alle spalle ed è al tempo stresso una testimonianza del lavoro immane che le istituzioni devono ancora compiere per liberare i catanesi onesti dalla mafia».
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