CATANIA. Una necropoli archeologica nei sotterranei della Rinascente sconosciuta alla città e impossibile da visitare. E’ la denuncia del Codacons Catania, tramite il Dipartimento Ambiente del Codacons diretto dal Prof. Angelo Messina, che di recente ha avviato l’operazione “Tesori archeologici dimenticati”. Un’attività con cui il Codacons etneo punta a recuperare la memoria di beni dimenticati o sconosciuti, stimolarne la riscoperta, il recupero e la fruizione con particolare attenzione al patrimonio archeologico abbandonato al degrado e all’oblio. La necropoli della Rinascente viene alla luce nel 1959 durante i lavori di scavo propedeutici alla costruzione dell’edificio che ospita da allora lo storico grande magazzino. Durante gli scavi si rinvennero sette edifici funerari (I secolo d.C.) tra di loro accostati, ancora oggi in gran parte conservate e visibili nei sotterranei. Ruderi che occupano un’area di circa metri 35x30, all’angolo tra via Sant’Euplio e via Spedalieri. Il Codacons chiede “perché la necropoli non è fruibile e perché la Soprintendenza non ha controllato”. Abbiamo girato la domanda alla Soprintendente di Catania, arch. Fulvia Caffo: “Siamo a conoscenza dell’esistenza di questa necropoli così come di altri resti sotto piazza Stesicoro, il teatro romano e il pozzo Gammazita (in zona Castello Ursino). Ma stiamo parlando di un provvedimento di 55 anni fa ed è possibile che il parere della Soprintendenza, pur esprimendo la volontà di conservare i reperti in situ e di non farli asportare, non prevedesse una fruizione regolamentata. Sarà nostra cura approfondire la questione sollevata dal Condacons con la documentazione custodita nei nostri archivi”. La Caffo spiega anche che in quegli anni le soprintendenze erano suddivise in varie province per tema e quella archeologica dipendeva da Siracusa.
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