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Buco bilancio a Catania, l'ex ragioniere Castorina: ho salvato il Comune

CATANIA. Poteva essere il giorno della sentenza, per il processo sul "buco di bilancio" al Comune di Catania che si sta celebrando in Appello e invece bisognerà aspettare le repliche, in programma nell’udienza del 7 aprile, prima di conoscere la decisione della Corte, presieduta da Salvatore Costa, a latere Riccardo Pivetti e Antonio Giuttari. Ieri è stata la giornata dedicata all'ex ragioniere generale di Palazzo degli Elefanti, Vincenzo Castorina, che, prima dell'intervento del suo legale, l'avvocato Guido Ziccone, ha voluto prendere la parola per rendere spontanee dichiarazioni. Ai giudici ha detto di essere stato richiamato in servizio dalla pensione. "Nel 2002 lasciai per sopraggiunti limiti d'età e la situazione per le casse - ha affermato - era aurea. Ad eccezione degli interessi sui mutui, il Comune non ne aveva pagato altri fino a quel momento. Dopo i disavanzi accumulati dall'ente nel 2003 e nel 2004, per più di 80 milioni, sono stato interpellato dal sindaco per affrontare la situazione e accettai l'incarico. Esaminai la situazione e feci un programma presentandolo agli istituti di credito che anticiparono 82 milioni". Il programma a cui fa riferimento l’ex ragioniere generale comprendeva l'ormai famosa società "Catania risorse", il contenitore dei beni immobili comunali destinati alla vendita per fare cassa. "Ma il Comune - ha dichiarato l'ex ragioniere generale - non aveva mai fatto la catastazione degli immobili. Con un funzionario abbiamo concluso il lavoro nel 2005 e nel 2006 la società era già stata costituita. Il 31 dicembre 2006 ho fatto gli atti da un notaio della città. In questo modo venivano venduti i beni del Comune". Una cessione, questa, avvenuta sempre all'interno dell'Ente e alla scadenza del termine per evitare la dichiarazione di dissesto. I beni, infatti, venivano trasferiti dal Comune di Catania alla società che era interamente partecipata dallo stesso Comune.
"Volevo evitare - ha dichiarato a fine udienza Vincenzo Castorina, rispondendo alle domande della stampa - che i beni venissero svenduti a terzi. Si trattava di un momento di bisogno per le casse comunali e qualcuno ne avrebbe potuto approfittare". Già perché a quanto pare, per alcuni immobili, ci furono delle proposte da parte dei privati. Ma Castorina dice "di non ricordare", sollecitato a fare i nomi degli aspiranti acquirenti.
Ha chiesto l'assoluzione "perché il fatto non costituisce reato" l'avvocato Guido Ziccone a conclusione della sua arringa. Per il legale "non c'è stato dolo. Bisognerebbe rintracciare l'interesse politico - morale della giunta a salvare Catania. Lo stesso sindaco Scapagnini, prima di morire, venne in aula per dire mi assumo la responsabilità di avere seguito le indicazioni di Castorina e la giunta è venuta dietro di me. Il ragioniere generale ha imposto la vendita dei beni e non ha dichiarato il falso perché entro il 2006 sono stati redatti gli atti di vendita", che riequilibravano la situazione.

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