CATANIA. Due anni fa, in giugno, la fine di una latitanza durata mesi. Adesso, la confisca di un patrimonio da 700 mila euro. Così «tramonta» un presunto boss, il settantaquattrenne Francesco Rosta: «Un personaggio ai vertici della famiglia mafiosa Ragaglia di Randazzo, collegata ai Laudani», dicono gli agenti della Dia che ieri hanno eseguito il provvedimento disposto dai giudici della Sezione Misure di Prevenzione. Tra i beni diventati proprietà dello Stato, la «Agricola Bovini dell’Etna S.a.s. di Rosta Giuseppe». L’elenco si completa con tre appezzamenti di terreno e un fabbricato, un’auto, due conti correnti e altrettanti depositi a risparmio.
Rosta era riuscito a sfuggire alla cattura nel novembre 2014, quando era scattata un’operazione contro la cosca Ragaglia. Filiale dei «muss’i ficurinia» nella zona di Randazzo. Il ricercato era stato catturato dai carabinieri a Licata, appena uscito da un supermercato dove aveva fatto la spesa.
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