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«Ha favorito uxoricida», sotto accusa

La Terza sezione chiamata a giudicare le dichiarazini di Pina Grasso imputata per avere difeso a spada tratta Salvatore Di Grazia, accusato di avere ucciso la moglie

CATANIA. Davanti al giudice monocratico della Terza sezione penale del Tribunale, Santino Mirabella, è iniziato ieri il processo a Pina Grasso imputata di favoreggiamento nei confronti di Salvatore Di Grazia. L'uomo è chiamato a rispondere della morte e della scomparsa del cadavere della moglie, Mariella Cimò, avvenuto a San Gregorio nell'agosto 2011. Pina Grasso si è presentata in aula accompagnata dal suo legale Umberto Terranova. Ed è stato proprio il penalista a chiedere al giudice, considerato l'argomento del processo, che il procedimento venga trattato a porte chiuse. Durante la breve udienza il pm Angelo Busacca, ha fatto presente anche l'importanza delle trascrizioni delle intercettazioni, effettuate per il processo che si sta celebrando davanti alla Corte d'assise nei confronti di Salvatore Di Grazia. Conversazioni, registrate e messe nero su bianco dagli investigatori, che riguardano pure la Pina Grasso. Il legale della donna si è riservato di esprimersi e ha chiesto alcuni giorni per potere esaminare gli atti.

"I rapporti - ha dichiarato l'avvocato Terranova - che ineriscono il signor Di Grazia e la signora Grasso sono fatti che riguardano la sfera privata e personale e che nulla hanno a che vedere con i procedimenti penali. In questo procedimento la signora Grasso è chiamata a rispondere per non avere detto, chiaramente, quali erano i rapporti tra lei, il signor Di Grazia e la famiglia Cimò in generale. Fin dall'inizio la signora Grasso ha detto quello che doveva dire. Tutto ciò di cui è a conoscenza lo ha detto".

Pina Grasso ascoltata come teste davanti ai giudici della Corte lo scorso 20 maggio aveva parlato delle donne che, in varie occasioni, ha avuto modo di vedere vicino a Di Grazia, dei soldi che Di Grazia le elargiva, dell'uso della macchina della Cimò, di alcuni incontri all'autolavaggio di Aci Sant'Antonio, delle feste nella villa di Pozzillo ma anche dell'interrogatorio sulla scomparsa della Cimò davanti ai carabinieri. Ed è stato proprio in merito a questo interrogatorio che la Grasso ha detto di avere ricevuto delle minacce. Restano, invece, da decifrare lo scambio di segnali tra lei e il Di Grazia. "I segni - ha proseguito Terranova - secondo noi sono stati mali interpretati perché, in due interrogatori davanti al pm, abbiamo dato spiegazione di quello che è successo. La signora in quei momenti era sotto pressione psicologica ad opera delle forze dell'ordine che correttamente facevano il loro mestiere. Non ci fu alcuna complicità tra la Grasso e il Di Grazia".  La prossima udienza fissata per il 6 novembre.

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