CATANIA. Il Gip Alessandro Ricciardolo ha rigettato la richiesta riesumazione della salma di Maria Concetta Velardi, la vedova 59enne uccisa con colpi di pietra il 7 gennaio scorso nel cimitero di Catania, ritenendola non necessaria alle indagini. Contro questa decisione il legale del figlio della vittima, l'avv. Giuseppe Lipera, ha ricorso in Cassazione, sostenendo che nell'are sacrale della vittima c'era un 'unghiata' con possibile materiale biologico dell'aggressore e quindi dell'assassino.
Maria Concetta Velardi, fu trovata con la testa fracassata da un grosso masso di pietra lavica non distante dalla cappella di famiglia. A trovarla è stato suo figlio, un sottufficiale della Marina militare, che ha spostato la grossa pietra,sporcandosi le mani di sangue, e chiesto aiuto a un custode, che ha avvisato la polizia. Il movente della morte di Maria Concetta Velardi è un mistero. Tra i particolari da chiarire come mai fosse fuori dalla cappella, in un posto poco visibile, e senza calzare le sue scarpe blu, lasciate in maniera ordinata fuori dalla stessa cappella. Sembra da escludere la rapina: la donna indossava ancora una collana e un bracciale è stato trovato vicino a un masso. Un rompicapo per la squadra mobile della Questura di Catania. La vedova era abitudinaria: si recava tutti i giorni al cimitero per pregare e pulire la cappella della sua famiglia, Matà, dove sono tumulati suo marito Angelo e suo figlio Lorenzo, morto 5 anni fa per un male incurabile. Una struttura privata, nuova, tutta di colore bianco all'esterno e piena di foto, bomboniere e fiori freschi dentro. Andava tutti i giorni a trovare e pregare per i suoi cari. E lo ha fatto anche oggi. Ha trovato la morte vicino la cappella di famiglia, nella zona vicino l'ingresso principale, adesso soltanto pedonale, del cimitero di Catania.
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