Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Veronica, dal carcere appello disperato al marito: non mi abbandonare

"Sono innocente e determinata ad andare avanti per dimostrarlo: ho accompagnato Loris a scuola e non so chi l'ha ucciso"

CATANIA. Una cella isolata del 'braccio femminile', un letto e un piccolo bagno. Inferriate alla finestra, alta, ma anche alla porta perchè sia possibile vederla, 24 ore su 24, e da dove arrivano le urla della sezione maschile: «assassina, non puoi restare qui». Contestazioni che provano Veronica Panarello, la madre di Loris, in stato di fermo perchè accusata di avere strangolato e gettato in un canalone il figlio di 8 anni, il piccolo Loris.

Ma le pesa di più la lontananza dalla famiglia: «mi mancano i figli», ammette parlando dei bambino che non c'è più e del fratello più piccolo che immagina «solo a casa».  E sente l'assenza pure di suo marito, Davide, anche se lui non nasconde i suoi dubbi: «mia moglie dice di aver portato Loris a scuola ma ci sono troppe coincidenze contro di lei», e comunque, «chi è stato è stato, anche fosse Veronica, deve pagare» perchè «non si può fare questo a un bambino». E poi, continua, «se ci sono le prove, perchè dovrei starle accanto?». Lei ha deciso di «dare battaglia» e gli lancia un appello dal carcere: «non mi abbandonare, Davide».

Chiede di sapere quando saranno i funerali del bambino «perchè - dice - voglio partecipare» e, soprattutto, ribadisce ancora una volta: «sono innocente, io non c'entro...».  Una frase, quest'ultima, che diventa un mantra per la donna: la ripete a chiunque vede in carcere. «Sono determinata ad andare avanti per dimostrare che non sono stata io» dice, alternando momenti pianto, che la stremano, a attimi di apparente distacco. La linea di difesa è decisa, ed è lei, minuta nel fisico ma forte nel carattere, a dettarla al suo legale, Francesco Villardita, che incontra in carcere a Catania dopo che i colloqui degli altri detenuti si sono conclusi.

«Ho accompagnato Loris a scuola e non so chi l'ha ucciso», rimarca ancora una volta. E invita il suo avvocato a lanciare un appello: «chi sa parli», lo stesso rimasto quasi inascoltato fatto dalla Procura di Ragusa dopo la scoperta del delitto, il 29 novembre scorso.  Il legale dice di averla trovata «ancora processualmente serena, ma molto provata in carcere, da dove continua a chiedere giustizia». «Continua incessantemente a ripetere che è innocente - ricostruisce Villardita - e che quella mattina ha accompagnato il bambino a scuola. Su questo non ha assolutamente dubbi: dà sempre la stessa versione dei fatti».

Sua madre, Carmela Aguzza, ammette che «Veronica è stata sempre una ragazza problematica», ma, precisa, «non è un mostro: sono convinta che nasconda qualcuno o qualcosa». «Mi dispiace e soffro per quello che sta passando - aggiunge - lei è mia figlia e non provo odio, nonostante la morte di mio nipote».

Per sua sorella Antonella Panarello, «è evidente che Veronica non c'è con la testa», ma è sempre stata «una madre affettuosa e presente con i suoi figli».  Nell'ala in cui è detenuta, guardata a vista 24 ore su 24 perchè ritenuta a rischio suicidio, visto i due tentativi pregressi, non arrivano contestazioni alla mamma di Loris. Le altre donne la lasciano tranquilla, anche quando dalla sezione maschile tornano a riecheggiare le accuse: «assassina, assassina».

Basta l'intervento della polizia penitenziaria e della direzione del carcere per fare concludere la 'protesta'. Lei resta apparentemente tranquilla. La notte ha dormito e nella prima mattinata ha fatto colazione ed è tornata a chiudere gli occhi. Il cibo che le viene servito fa parte del vitto carcerario che è dato a tutti i detenuti: in via precauzionale, non è stato prevista un'alimentazione separata.  Nella cella cammina poco, sembra dovere riposare in attesa della battaglia che ha intenzione di dare per dimostrare quello che ripete sempre: «sono innocente, io non c'entro...».

Caricamento commenti

Commenta la notizia