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«Rimborsi truffa» nel Catanese, restituiti i beni al deputato Nicotra

CATANIA. «Insussistente» l’accusa di truffa ai danni dello Stato per i rimborsi a ex amministratori comunali, ingiustificato il provvedimento patrimoniale.

Il Tribunale del Riesame di Catania ha annullato il decreto del giudice delle indagini preliminari col quale il mese scorso erano stati sequestrati dalla Guardia di Finanza beni per 90 mila euro all’ex sindaco di Aci Catena Raffaele «Pippo» Nicotra, attuale deputato regionale di Articolo 4, all’ex vicesindaco catenoto Francesco Salvatore Petralia, che a seguito della notizia dell’inchiesta si era autosospeso dall'incarico di commissario regionale dei Consorzi di Bonifica per la Sicilia orientale, e a Salvatore Sorbello, già consigliere ad Aci Sant’Antonio.

La contestazione di truffa aggravata è stata mossa dalla Procura ai tre indagati per indennizzi «indebitamente percepiti». Aci Catena e Aci Sant'Antonio, infatti, avrebbero per anni risarcito i «distacchi» di Petralia e Sorbello che, almeno stando agli inquirenti, sarebbero stati solo sulla carta dipendenti di aziende riconducibili a Nicotra, patron di una catena di supermercati. L’ex primo cittadino aveva subito replicato: «Sorbello lavora da vent’anni con me. E anche Petralia è stato a lungo dipendente di società della mia famiglia, prima di andare alla Regione. Soprattutto, però, non capisco che c’entro io con tutta questa storia. Perché si possa parlare di truffa, dovrebbe esserci un ritorno.

Che utile, che beneficio ne avrei avuto io? Si parla di 90 mila euro, ma le aziende del mio gruppo hanno un fatturato di 35 milioni». Il comando provinciale della guardia di finanza, con un comunicato, aveva invece sottolineato che «Petralia, nel periodo in cui ha ricoperto l’incarico di vicesindaco, ha ottenuto indebiti contributi previdenziali dal Comune di Aci Catena per 65 mila euro mediante la simulazione del rapporto di lavoro quale direttore amministrativo di una società riconducibile di fatto all’onorevole Nicotra, ma formalmente intestato a una sua stretta congiunta».

Su Sorbello, invece, la Procura ha ipotizzato che dal 2009 al 2013 il consigliere abbia ottenuto rimborsi «maggiorati» per 25 mila euro grazie all’improvviso scatto di carriera in un’altra ditta del gruppo Nicotra. In relazione a queste accuse era scattato il sequestro dei beni, contro il quale hanno presentato ricorso il parlamentare regionale e i due ex amministratori comunali. Per mancanza di «fumus di reato», adesso, i giudici del Riesame hanno disposto l'esecuzione del dissequestro e la restituzione dei beni. Il collegio dei difensori, composto dagli avvocati Giovanni Grasso, Agatino Cariola, Orazio Consolo e Fabrizio Seminara, ha espresso in una nota «grande soddisfazione per l'importante risultato ottenuto».

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