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Cara di Mineo, Cantone sull'appalto: "Incongruenze, ora un commissario"

Il Cara di Mineo, in Sicilia, è il centro accoglienza richiedenti asilo più grande d'Europa

MINEO. Il Cara di Mineo? «Il mio ufficio dopo gli arresti di dicembre controllò quell'appalto ed emersero palesi e gravi incongruenze. L'appalto, nonostante i nostri rilievi, non è mai stato revocato». Lo afferma il presidente dell'Autorità nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone in un'intervista alla Stampa.

Dopo le nuove indagini, spiega il magistrato, «ho chiesto e ottenuto dalla Procura di Roma la nuova ordinanza di custodia cautelare e stiamo valutando il commissariamento di alcuni appalti. E per primo valuteremo il commissariamento dell'appalto del Cara di Mineo». Cantone riflette poi sul giro di tangenti sulla gestione dei migranti: «Vedo con grande apprensione il formarsi di una miscela esplosiva fatta di flussi migratori sempre di più imponenti che arrivano nel nostro Paese, e speculazioni affaristiche criminali nella gestione della accoglienza. L'emersione di questa patologia - avverte - può produrre pericolosi fenomeni di intolleranza nei confronti dei migranti da parte dell'opinione pubblica».

LETTERA AD ALFANO. Dopo due pareri inviati al consorzio che gestisce il Cara di Mineo in cui l'Anticorruzione indicava come «irregolare» la gara d'appalto per l'affidamento dei servizi, il presidente Raffaele Cantone - a quanto si apprende - ha ritenuto opportuno portare a conoscenza della vicenda direttamente il ministro dell'Interno Angelino Alfano, con una lettera in cui segnala la situazione.

Il Cara di Mineo, in Sicilia, è il centro accoglienza richiedenti asilo più grande d'Europa. Proprio ieri, tra l'altro, sul fronte penale, la sede della cooperativa «La Cascina», uno dei soggetti che fa parte del consorzio di imprese che ha vinto la gara per gestire il centro bandita dal Consorzio di Comuni «Calatino Terra d'accoglienza», è stata perquisita nell'ambito dell'inchiesta Mafia Capitale. Per quanto riguarda invece la gara d'appalto assegnata dal consorzio «Calatino Terra d'accoglienza», l'Anticorruzione ha acceso un faro già nei mesi scorsi, trasmettendo le risultanze delle proprie verifiche alla procure di Catania e Caltagirone che hanno inchieste aperte sul Cara di Mineo e la gestione degli immigrati. Ma l'Authority ha inviato i propri pareri anche al Consorzio «Calatino» e ai suoi vertici, per avviare un'interlocuzione finalizzata all'annullamento della gara. Il Consorzio, da parte sua, nel corso di un'interlocuzione con l'Autorità intercorsa a partire da fine febbraio, ha finora confermato l'aggiudicazione, sostenendo nelle proprie risposte la regolarità dell'iter seguito.

Ma quali sono i rilievi mossi dall'Anticorruzione su un appalto del valore di oltre 96 milioni di euro? Innanzitutto, il fatto che con una sola procedura si sono affidati servizi molto differenti. È vero che specifici decreti ministeriali hanno indicato come via maestra quella dell'unicità di gestione. Ma le disposizioni - sottolinea l'Anticorruzione - vanno adeguate ai singoli casi; e qui si è in presenza di un centro di grandi dimensioni e con una propria specificità. Ma soprattutto, secondo Cantone, vanno sempre rispettati i principi di concorrenza e trasparenza, aprendo gare di così alto valore economico a più soggetti, prevedendo separate procedure di gara o una suddivisione in lotti. In questo caso, invece, con una sola procedura sono state assegnate attività molto diverse tra loro, che vanno dall'amministrazione all'assistenza sanitaria, dalle pulizie alla ristorazione, dalle forniture alla manutenzione impianti. L'Authority - il cui parere non è vincolante, ma certamente 'pesà - solleva anche un'altra, delicata questione: il fatto che non siano stati individuati gli importi a base d'asta per le singole attività in affidamento nè siano state indicate le percentuali per il regime Iva, visto che le diverse attività appaltate rispondono a differenti percentuali a seconda della tipologia del servizio.

Ora, tutti questi rilievi sono stati messi nero su bianco nella lettera inviata da Cantone ad Alfano nell'ambito di una leale collaborazione istituzionale; lettera, accompagnata dalla documentazione sul caso, in cui si fa un'ulteriore, delicata segnalazione: tra gli aspetti messi in rilievo, infatti, vi è quanto sostenuto dal Consorzio, secondo cui la soppressa Autorità degli appalti, assorbita dall'Anticorruzione, avrebbe dato parere favorevole al bando di gara. Circostanza che sarebbe risultata invece infondata.

"SIAMO AL PARADOSSO". Sul Cara di Mineo "siamo al paradosso che ci sono gli arresti e l'appalto è ancora in corso". E' quanto rileva il presidente dell'Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone intervistato dal Gr3 in merito alla situazione al centro di accoglienza richiedenti asilo il cui appalto è al centro di un'inchiesta che vede indagato anche il sottosegretario all'Agricoltura, Giuseppe Castiglione (Ncd).

L'Anticorruzione ha da mesi acceso un faro sul Cara di Mineo, che "a noi era apparso immediatamente un abito su misura", dice Cantone. "Abbiamo evidenziato - spiega - una serie di gravi irregolarità di quell'appalto. Qui ognuno deve fare la sua parte", è l'appello. "Il livello vero della preoccupazione è il clamoroso coinvolgimento di pezzi dell'amministrazione pubblica, soprattutto politica".

Quanto all'inchiesta Mafia Capitale e alle richieste di commissariare il Comune, "è in corso un'attività ispettiva che deve ovviamente dimostrare una serie di cose. Spetterà al prefetto di Roma capire qual è la situazione. Bisogna vedere dove è arrivato il livello di infiltrazione, non dimentichiamo che lo scioglimento del consiglio comunale non è legato ai fatti corruttivi in sé, deve dimostrare l'esistenza di fatti di infiltrazione mafiosa. Gran parte delle vicende si sono verificate prima dell'arrivo di questa giunta, anche se alcune propaggini hanno riguardato l'attuale, quantomeno, consiliatura, non l'amministrazione".

LETTA. «Non so di che parlino Odevaine e il suo commercialista, non conosco nè l'uno nè l'altro, non mi sono ai interessato del centro di Mineo, una vicenda che non è stata mai seguita da me ma da altri». Lo afferma l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta interpellato al riguardo di alcune intercettazioni che si riferiscono all'inchiesta su Mafia Capitale.

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