CATANIA. La Commissione regionale Antimafia, a conclusione della sua istruttoria sul Comune di Catania, ha "accertato che nel caso di tre delle cinque persone politiche indicate, l'ipotesi formulata dalla segnalazione ha trovato riscontro". "Sono due eletti al Consiglio comunale e uno in una Circoscrizione", sulle cui identità la Commissione ha "deciso di mantenere il riserbo", che "avrebbero avuto contatti con soggetti destinatari di provvedimenti giudiziari per associazione mafiosa".
Lo rende noto lo stesso organismo precisando che il documento, approvato all'unanimità, è stato trasmesso ieri al presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone e sarà e sarà inviato alla Commissione parlamentare antimafia e alla Procura distrettuale antimafia. Per gli altri due profili che erano finiti nel mirino della Commissione, l'Antimafia regionale "non può formulare analogo giudizio, pur rilevando che una più penetrante attività investigativa potrà meglio verificare la sussistenza di profili di responsabilità anche in questi casi".
"Abbiamo lavorato sulla scorta di documenti chiari e con valutazioni oggettive senza lasciare spazio ad interpretazioni", anche se "l'accertamento di ogni altra eventuale responsabilità compete ad istituzioni diverse", ha commentato il deputato regionale Stefano Zito (M5S), relatore del gruppo di lavoro del quale facevano parte anche i deputati Giorgio Assenza (FI) ed Antonio Malafarina (Megafono). La relazione è stata approvata all'unanimità dalla Commissione parlamentare regionale Antimafia presieduta da Nello Musumeci.
La Commissione, nella nota, "manifesta preoccupazione per la presenza nelle istituzioni etnee di soggetti che, pur non avendo commesso reati, hanno certamente adottato, quanto alle proprie frequentazioni, pratiche che non dovrebbero mai essere seguite da rappresentanti della pubblica amministrazione". Ad avviso della Commissione è "compito della politica, quindi dei partiti e dei movimenti, adottare ogni misura adeguata a garantire la massima trasparenza nell'accesso alle funzioni pubbliche di rappresentanza popolare".
Per far ciò la Commissione ritiene che "debbano essere adottati correttivi per rendere trasparenti le procedure elettorali, come, ad esempio: la modifica delle operazioni di spoglio con l'accorpamento dei seggi, superando ogni possibile riconoscibilità della scheda; la introduzione dell'autocertificazione antimafia per i rappresentanti di lista ed i membri dei seggi, in linea retta e collaterale; la diffusione in streaming delle operazioni di spoglio". Accanto a questi accorgimenti, secondo la Commissione regionale Antimafia, "esistono due ulteriori aree di intervento: il sistema dei patronati e il rapporto tra la Prefettura, la Procura e i partiti nella fase di formazione delle liste".
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia