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Dagli allevamenti di capre alla guerra di mafia: la parabola del clan Laudani

CATANIA. Guerra di mafia a Catania vuole dire Laudani. Il clan mafioso, inizialmente una famiglia di allevatori di capre originario del quartiere popolare catanese di San Cristoforo, è stato capeggiato dal boss Sebastiano Laudani soprannominato "Mussu i ficurinia" (labbra di fico d'india).

Gruppo esterno a Cosa nostra dagli anni 60 si è appropriato del business illegale del mercato clandestino della carne rilevando macellerie e allevamenti della zona nord dell’hinterland etneo. Nel tempo hanno inglobato nella consorteria mafiosa bande e piccoli gruppi criminali cominciando dagli anni 70 una guerra di mafia al fianco dei Santapaola contro i Cursoti, altro gruppo criminale catanese.

L’arresto del boss Sebastiano permetterà ai suoi figli di diventare reggenti del clan che, nonostante gli scontri con altre famiglie mafiose del calibro dei Cappello e degli Sciuto, accrescerà la propria potenza militare ed economica. Il processo “Ficodindia” fu il primo duro colpo inflitto dallo Stato. Dissidi interni costringerannoo i Laudani, come altri gruppi criminali etnei, a siglare nella seconda metà degli anni 90 una “pace mafiosa” per tutelare gli interessi economici.

A loro sono attribuiti una serie di crimini gravi, omicidi di mafia come l’uccisione di Gaetano Laudani abbandonato su una vecchia auto e martoriato da cani randagi oppure quella di Sebastiano D’Arrigo freddato da Pippo Di Giacomo a colpi di kalashnikov e fucile. Inoltre l’attentato alla caserma dei Carabinieri di Gravina nel 1993 e gli omicidi dell’agente di polizia penitenziaria Luigi Bodenza e quello dell’avvocato Serafino Famà.

I "macellai" coprono diversi paesi con la loro influenza: San Giovanni La Punta, Viagrande, Aci Sant’Antonio, Acireale, Aci Catena, San Gregorio, Zafferana Etnea, Tremestieri, Mascalucia, Paternò, Bronte, Maniace, Adrano, Piedimonte Etneo, Castiglione, Randazzo, Giarre, Riposto, Fiumefreddo e nel messinese Giardini Naxos e Taormina.

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