CATANIA. Il depuratore consortile di Mascali, in provincia di Catania, è stato sequestrato dalla guardia costiera di Riposto nell'ambito di una indagine condotta dalla procura della repubblica di Catania su presunti reati ambientali.
Nell'inchiesta che ha portato al sequestro del depuratore di Mascali vi sono sette indagati, tra cui tre funzionari della Regione. I reati contestati sono a vario titolo, omissione in atti d'ufficio, danno ambientale, distruzione e deturpamento di bellezze naturali e inquinamento ambientale.
Il sequestro è stato disposto dal Gip del Tribunale di Catania. Il depuratore di Mascali è asservito e gestito in consorzio dai Comuni di Giarre, Riposto, Mascali, Fiumefreddo di Sicilia e Sant'Alfio.
Secondo quanto emerso dalle indagini, cominciate nel marzo del 2015, i Comuni allacciati avrebbero conferito all'impianto più scarichi fognari di quanti ne potessero essere depurati e con sistematica regolarità si sarebbero attivati dei bypass che consentivano lo scarico in mare, attraverso il Torrente Macchia, di parte dei reflui non sottoposti al ciclo depurativo.
I particolari dell'operazione sono stati resi noti durante una conferenza stampa alla quale ha preso parte, tra gli altri, il procuratore della Repubblica facente funzioni Michelangelo Patanè, che ha precisato che "l'impianto non viene bloccato" aggiungendo che si tratta di un "sequestro che contestualmente porta ad un dissequestro con prescrizione".
Il provvedimento di sequestro fissa il rispetto di alcuni vincoli e "l'attuale dirigenza del Consorzio, nominata dopo l'inizio delle indagini, che ha dimostrato sin da subito un cambio di passo, dovrà adempiere ad alcune specifiche prescrizioni tecniche" formulate dai pm con l'obiettivo di "ridurre l'inquinamento in maniera drastica". Le indagini della Guardia Costiera continuano. Nel mirino vi sono gli impianti presenti nella parte più settentrionale della provincia e che immettono i reflui nel Fiume Alcantara.
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