CATANIA. All'assemblea dell'Anci di Bari il presidente del comitato di Biosicurezza della Presidenza del Consiglio e dell'Health City Institute, Andrea Lenzi, ha consegnato al sindaco di Catania, Enzo Bianco, che è anche presidente del consiglio nazionale dell'Anci, la 'Croce di Lampedusa' realizzata dallo scultore Francesco Tuccio con i legni dei barconi approdati nell'isola Pelagia «per l'impegno dei Sindaci Italiani e di Catania in particolare per l'accoglienza dei migranti».
Eliminare i Centri straordinari per l'accoglienza dei migranti e promuovere un unico sistema, quello dello Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati che fa capo ai Comuni italiani. È l'obiettivo del Piano Anci-Viminale perfezionato in questi giorni a Bari, nel corso dell'assemblea annuale dei sindaci.
L'obiettivo è di ripartire le presenze di migranti, in piccoli numeri, su tutto il territorio nazionale. «Vogliamo provare - ha spiegato oggi il responsabile Immigrazione di Anci, Marco Biffoni - a gestire il fenomeno migratorio facendo leva sullo Sprar che vorremmo fosse il sistema di accoglienza diffuso su tutto il territorio. Con il sistema attuale il prefetto può chiamare un sindaco in qualsiasi momento e stabilire il numero di migranti che il territorio deve accogliere. Un esempio è il caso del comune di Bagnoli che con 3.600 abitanti ospita 900 profughi in una caserma».
Nel nuovo Piano di accoglienza si prevede di procedere ad una distribuzione equa e sostenibile dei profughi nei Comuni, con un tetto fissato a 1,5 ogni mille abitanti mentre per gli altri comuni 2,5 migranti ogni mille abitanti, lasciando esenti i Comuni sotto i 2mila abitanti. Il neo presidente dell'Anci Antonio Decaro ha posto l'accento sulla necessità di garantire un'accoglienza sicura e diffusa sul territorio puntando sulla rete dello Sprar «non solo per gestire il fenomeno migratorio ma anche per garantire reali opportunità di integrazione e inclusione sociale».
L'altra novità emersa in questi giorni a Bari è l'emanazione in queste ore di una direttiva del ministro dell'Interno che esplicita una clausola di salvaguardia la quale «rende esenti i Comuni che appartengono alla rete Sprar e che abbiano già formalmente manifestato la volontà di aderirvi, dall'attivazione di ulteriori forme di accoglienza».
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