CATANIA. È slittata al prossimo 13 dicembre la sentenza sul 'grande naufragiò di migranti del 18 aprile 2015 al largo della Libia, il più grave di sempre nel Canale di Sicilia, con un bilancio di circa 700 morti e solo 28 sopravvissuti.
Nel processo, che si celebra col rito abbreviato, davanti al Gup di Catania, Daniela Monaco Crea, sono imputati il presunto 'capitanò del barcone, il tunisino Mohamed Alì Malek di 27 anni, e il suo 'mozzò siriano Mahmud Bikhit, di 25, che si proclamano innocenti sostenendo di essere stati soltanto dei 'passeggeri'.
Sono accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, ma al 'capitanò sono contestati anche l'omicidio colposo plurimo e il naufragio. Per lui, a conclusione della requisitoria, il 17 maggio scorso, la Procura, con i Pm Rocco Liguori e Andrea Bonomo, ha chiesto la condanna a 18 anni di reclusione e il pagamento di un risarcimento di 3 milioni di euro. Per il 'mozzò che accusa il coimputato di essere stato il 'capitanò sono stati sollecitati sei anni.
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