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Il clan Cappello di Catania pianificava l'omicidio del giornalista Borrometi

Il giornalista Paolo Borrometi

CATANIA. Il clan catanese dei Capello, su richiesta del boss siracusano Salvatore Giuliano, "stava per organizzare un'eclatante azione omicidiaria" per "eliminare lo scomodo giornalista" Paolo Borrometi, direttore del sito la spia.it, per le sue inchieste sul territorio. Lo scrive il Gip Giuliana Sammartino nell'ordinanza che ha portato all'arresto di 4 persone per un attentato dinamitardo all'auto dell'avvocato Adriana Quattropani.

Il proposito espresso dal boss di Pachino Salvatore Giuliano, intercettato dalla polizia, è recente, risale al gennaio scorso. Un mese dopo, il 20 febbraio, Giuseppe Vizzini, scrive il Gip nell'ordinanza, "alludeva minacciosamente ancora a Borrometi" che "picca n'avi" ("Poco ne ha").

"Vedi ti ho minacciato di morte. Ormai siamo attaccati da un giornalista, droga, estorsione, mafia, clan, quello, l'altro...". Vizzini, scrive ancora il Gip, "commentava con i figli le parole di Giuliano il quale, forte dei suoi legami con i Cappello di Catania, per eliminare lo scomodo giornalista stava per organizzare un'eclatante azione omicidiaria".

Ascoltato dalla polizia Giuseppe Vizzini dice: "...se sballa... se sballa che deve succedere, picciotti. Cosa deve succedere, picciotti... casa affittata a Pozzallo, quindici giorni... via, mattanza per tutti e se ne vanno. Scendono una decina, una cinquina, cinque, sei catanesi, macchine rubate, una casa in campagna, uno qua, uno qua... la sera appena si fanno trovare, escono... dobbiamo colpire a quello, bum, a terra! E qua c'e' un iocufocu (fuochi d'artificio, ndr)! Come c'era negli anni 90, in cui non si poteva camminare neanche a piedi... Ogni tanto un murticeddu vedi che serve, c'è bisogno, così si darebbero una calmata tutti gli sbarbatelli, tutti i mafiosi, malati di mafia! Un murticeddu...".

 

Attorno a lui si sono stretti per esprimergli vicinanza e solidarietà esponenti di governo, politici, sindacalisti, associazioni, attori e società civile. Il premier Paolo Gentiloni gli ha telefonato manifestandogli "la vicinanza dello Stato nella quotidiana battaglia dell'informazione per la legalità e la democrazia".

"Tutto il sostegno ai giornalisti minacciati dalle mafie che fanno con serietà e coraggio il proprio lavoro", come Paolo Borrometi e Federica Angeli, è espresso dal presidente della Camera Roberto Fico. Il leader del M5s, Luigi Di Maio, auspica che "i giornalisti che rischiano la vita per raccontare la verità, non siano lasciati soli dallo Stato" e il ministro della Giustizia, Andrea Orlando ricorda che "tutti noi dobbiamo molto a chi ogni giorno con coraggio racconta la mafia".

"Siamo al fianco di Paolo Borrometi. Contro ogni minaccia e intimidazione mafiosa", afferma il segretario reggente del PD Maurizio Martina. Solidarietà al giornalista è arrivata anche dal governatore della Sicilia, Nello Musumeci, che auspica la notizia "serva a scuotere le coscienze, sensibilizzando, ancora di più, l'opinione pubblica", e dal presidente dell'Ars Gianfranco Micciché, che gli è "grato e vicino per il suo prezioso lavoro d'inchiesta".

Ma anche da Fnsi, Ordine dei giornalisti, Unci, Libera, da Cgil, Cisl e Uil, dalla Fondazione Caponetto. E dagli attori siciliani Ficarra e Picone: "Piena solidarietà a tutti quei giornalisti che ogni giorno con coraggio raccontano il nostro Paese per tentare di migliorarlo: #NonLasciamoliSoli".

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