Ferma al porto di Catania la nave Diciotti, l'imbarcazione della Guardia costiera approdata con a bordo 177 profughi, quasi tutti, a quanto pare, provenienti dall'Eritrea, e tra loro almeno venti bambini. Nonostante gli appelli delle organizzazioni umanitarie, il ministro degli Interni Matteo Salvini continua il braccio di ferro con Bruxelles e tiene fermo il no allo sbarco dei disperati ormai da sei giorni sulla motonave, 'prigionieri' insieme all'equipaggio.
Per nave Diciotti il Viminale ha concesso solo lo 'scalo tecnico' per i rifornimenti, e la motonave è sorvegliata dalle forze dell'ordine sul molo di Levante. "O l'Europa inizia a fare sul serio difendendo i suoi confini e ricollocando gli immigrati, oppure inizieremo a riportarli nei porti da dove sono partiti. L'Italia ha già fatto la sua parte, e quando è troppo, è troppo", ribadisce il ministro leghista.
Lo fa quasi di rimando alla Commissione Ue per la Migrazione che, poco prima, aveva fatto sapere che il rebus sulla ripartizione dei profughi è aperto e che "i contatti con gli Stati membri sono ancora in corso, siamo al lavoro per trovare una soluzione al più presto".
Per Salvini, l'Ue non rispetta i patti, e sul capitolo migranti "non c'è". Sui 450 profughi sbarcati a luglio a Pozzallo "solo la Francia - rileva il ministro - ha mantenuto l'impegno, accogliendone 47". Gli altri Paesi, "zero". Nel mirino di Salvini c'è sempre La Valletta "dopo i racconti di alcuni immigrati che hanno raccontato di essere stati intercettati dai maltesi, e accompagnati verso l'Italia e poi abbandonati. Prima di chiedere lo sbarco dalla Diciotti, - afferma il ministro - forse sarebbe meglio alzare il telefono e chiedere spiegazioni a Bruxelles e agli altri governi europei".
Dopo la Procura di Agrigento che da ieri indaga per capire chi ha portato i migranti verso l'Italia, dato che dai primi interrogatori si parla di maltesi, oggi anche i magistrati di Catania hanno aperto un fascicolo sull'arrivo di nave Diciotti.
Le persone a bordo, ha detto la portavoce dell'Unhcr Carlotta Sami, "hanno subito abusi, torture, sono vittime di tratta e traffico di esseri umani. Hanno bisogno urgente di ricevere assistenza e diritto a chiedere asilo. Un diritto fondamentale, non un crimine". E i Medici senza frontiere, con Save the children, esortano "le autorità italiane a concedere rapidamente lo sbarco in modo da poter prestare le cure" e ricordano che "a bordo ci sono minori, donne, persone che sono state anche un anno e mezzo nei centri di detenzione in Libia: è inammissibile negare per un periodo così lungo l'assistenza a queste persone e ai bambini".
"La mancata autorizzazione allo sbarco, con la conseguente impossibilità di valutare le singole situazioni, appare ancor più critica visto che la maggior parte dei migranti - ha detto Mauro Palma, il Garante delle persone detenute o private della liberta' - e' di nazionalità eritrea, e dunque in evidente bisogno di protezione internazionale". Don Ciotti di Libera e gruppo Abele, con Pax Christi e la Fondazione Migrantes, chiede una mano tesa, subito. "Ben venga la ricerca di accordi vincolanti a livello continentale, ma intanto le persone si soccorrono e si accolgono. È questo il dovere della politica, ma è anche il compito di un popolo che ha dimostrato tante volte la sua vocazione all' ospitalità", conclude la nota congiunta.
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