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"In Libia torture e violenze": i racconti dei minori della Sea Watch a Catania

Lo sbarco dei 47 migranti a bordo di Sea Watch

Sereni ma timorosi di tornare da dove sono venuti, di subire ancora le torture patite prima del viaggio. Restano sospettosi" perché hanno "il terrore di essere riportati in Libia" i 15 minorenni sbarcati dalla Sea Watch e ospiti di una struttura convenzionata di Catania.

"Il loro trascorso in Libia è stato terribile", si apprende dalla struttura, "hanno subito torture e violenze". Adesso è stato avviato un cammino di recupero psicologico e stanno meglio: hanno mangiato e dormito tranquillamente perché cominciano a realizzare di "essere alle porte dell'Europa, che è la loro meta finale".

Sono "determinati e motivati nel raggiungere il loro obiettivo", anche se si sono chiesti "come mai tante forze dell'ordine e militari" al loro arrivo, temendo di essere stati riportati in Libia. "Noi - hanno ribadito ai mediatori del centro - siamo soltanto viaggiatori che scappano da guerre e violenze alla ricerca di un futuro sereno".

Hanno anche un ricordo timoroso dell'arrivo ieri a Catania, con un boato ed esplosioni. Un mediatore culturale di Save The Children li ha tranquillizzati spiegando che si trattava di semplici fuochi d'artificio per la festa di Sant'Agata, Patrona di Catania. Giovanna Di Benedetto, portavoce dell'associazione umanitaria, ha sottolineato come  questo episodio "riveli lo stato di condizione psicologica di minorenni che fuggono da guerre e sono terrorizzati anche da fuochi d'artificio".

I 15 ragazzi sono sotto la tutela legale del Tribunale per i minorenni di Catania, presieduto da Maria Francesca Pricoco.

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