Dodici persone, componenti di alcune delle 10 famiglie rimaste senza casa per il parziale collasso, il 20 gennaio scorso, di un palazzo in via Castromarino a Catania, hanno chiesto alla Procura generale di avocare a sé l'inchiesta, senza indagati, aperta sul crollo.
L'istanza è stata depositata dal loro legale, l'avvocato Giuseppe Lipera, che nell'atto scrive: "L'attività di indagine non sembra stia tenendo debito conto delle esigenze di speditezza e celerità giustificate dall'attuale e concreto pericolo di crollo degli stabili compromessi".
L'iniziativa, spiega il penalista, fa seguito al provvedimento di dissequestro disposto dalla Procura dopo il deposito della perizia del tecnico del Pm che ha concluso che "il cantiere può essere restituito alla normale operatività". E raccomanda all'impresa che sta realizzando una galleria sotterranea "di mettere in campo tutti quegli accorgimenti tesi a minimizzare il rischio del verificarsi di eventi gravi e imprevisti come quello in parole, verificando accuratamente le procedure operative in uso, coinvolgendo eventualmente il progettista della galleria e effettuando sondaggi e consolidamenti in avanzamento secondo necessità".
"Quel che è certo - sostiene l'avvocato Lipera - è che ad oggi nessuno può garantire che i lavori di ampliamento della metropolitana proseguiranno rispettando gli standard di sicurezza operativi adeguati alla mole dell'opera da realizzare. E, peraltro, anche alla luce di 'ulteriori movimenti' del palazzo successivi agli accertamenti della perizia, il pericolo di crollo dello stabile di via Castromarino non è mai stato così concreto".
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