Continua senza sosta il ponte aereo - l'operazione Aquila Omnia organizzata dal ministero della Difesa - che ha portato da Kabul a Fiumicino 1701 afghani in fuga dai talebani (tra loro 454 donne e 546 bambini), e altri 800 sono in attesa di imbarco. Gli ultimi 211 sono arrivati questa mattina.
Altri 160 sono atterrati con un volo organizzato dalla Nove Onlus che con la Farnesina e i carabinieri del Tuscania ha messo in salvo tante donne 'attivistè e molti bambini con una rocambolesca marcia notturna verso i gate, guidata via whatsapp. Giochi, orsacchiotti di peluche e album da colorare sono i doni che i piccoli ricevono salendo sugli aerei dell’Aeronautica militare. In tutto sono 2497 gli afghani esfiltrati e messi sotto l’ala protettrice della nostra task force che conta 1500 militari.
Aumenta in queste ore anche strategicamente l’impegno del nostro Paese a fianco degli alleati Usa guidati da Joe Biden che ha definito la drammatica evacuazione da Kabul come «una delle più difficili della storia».
La base aeronavale della Marina Usa di Sigonella, in Sicilia, è stata infatti incaricata della prima accoglienza ai voli che trasportano gli americani e gli afghani evacuati. «Stiamo lavorando in piena cooperazione e consultazione con l’Aeronautica militare italiana. Questa operazione - sottolinea l’ufficio stampa della base Usa - richiederà uno sforzo da parte di tutti ed il mantenimento di un alto livello di impegno».
Con una nota l’Ambasciata americana a Roma rileva l’upgrade del coinvolgimento dell’Italia, dopo la telefonata di ieri tra Biden e il premier Mario Draghi. «Gli Stati Uniti - spiega la diplomazia Usa - stanno collaborando con il governo italiano per facilitare il transito delle persone in partenza dall’Afghanistan attraverso strutture militari americane in Italia» e «la nostra collaborazione» in questa impresa «è una testimonianza della forza dei nostri legami bilaterali e del nostro impegno come alleati della Nato».
Procede intanto il secondo step dell’arrivo degli afghani; «stanchi ma felici», dicono da Edolo nel Bresciano dove sono in quarantena precauzionale i 104 sbarcati ieri e presi in carico da Esercito e Croce rossa. Poi verranno destinati ai Comuni che si sono candidati ad accoglierli. E’ questa la routine per i profughi che riescono a decollare dall’aeroporto Hamid Karzai di Kabul, una Dunkerque assediata da migliaia di persone - venti i morti - e vigilata dai marines Usa e britannici. Settimo Torinese nel centro Fenoglio ha accolto 94 profughi, tra loro 42 bambini, «resteranno una decina di giorni per poi spostarsi in vari Comuni nei progetti di accoglienza già attivi», ha spiegato la sindaca Elena Piastra commossa dalla lettera di un bimbo che raccomanda di non separare le famiglie.
«Sono di Herat. Sono arrivata fino a Kabul e abbiamo avuto centinaia di problemi durante il viaggio. Dappertutto c'erano i talebani», racconta una giovane afghana che collaborava con il nostro contingente. E’ in Italia da un paio di giorni . «Anche quando siamo arrivati all’aeroporto, attorno c'erano i talebani. È stata una brutta situazione, tutti avevano paura. Siamo riusciti ad entrare grazie all’aiuto delle Forze armate italiane».
«Degli osservatori posizionati lungo il percorso segnalavano blocchi e pericoli. Tutte le donne - racconta Nove Onlus che ha coordinato la marcia notturna nella Kabul dei checkpoint talebani - erano vestite di nero con un nastro rosso per facilitarne il riconoscimento. Ci sono volute alcune ore. Poi è arrivata la notizia che le prime venti, grazie all’aiuto dei Carabinieri del Tuscania, erano entrate sane e salve. Fra loro 'Amina', la ragazza in burqa che ha continuato ad inviarci appelli». E’ stata lei insieme ai Carabinieri a tornare fuori per rintracciare le altre donne disperse.
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