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Il neomelodico Pandetta "pentito" per un pezzo sullo zio boss: "Non lo rifarei"

"Ho sbagliato. Costruire un personaggio che potesse colpire il pubblico, per farmi pubblicità. Oggi non rifarei più la canzone che all'epoca ho scritto per mio zio, perché mi rendo conto di quanto sia stato pesante il testo che ho a lui dedicato". Sono le parole del cantante neo melodico catanese Niko Pandetta, nipote dello storico capomafia catanese Salvatore Cappello, "pentito" dei testi di alcune sue canzoni. In un'interrogatorio davanti alla Procura di Catania del 19 gennaio scorso, nell'ambito di un'inchiesta in cui è indagato per concorso esterno all'associazione mafiosa, per cui i magistrati hanno chiesto al Gip una proroga delle indagini, aveva detto:  "All'epoca ero un'altra persona - le parole di Pandetta ai magistrati - ero giovane e volevo fare successo, ma non avrei mai creduto che avrei avuto tutta questa influenza sul pubblico specialmente giovanile".

Contestate al cantante neomelodico anche le minacce al consigliere regionale campano Francesco Emilio Borrelli, mostrando una pistola durante una diretta Facebook. Pandetta spiega: "Aveva reso dichiarazioni pesanti contro la mia famiglia, ed io mi sono arrabbiato. La pistola però non era vera e funzionante, in quanto si trattava di una bomboniera". In un bar nel Catanese i carabinieri lo hanno sorpreso a cantare all'interno del locale nel quale i militari hanno identificato 41 persone, a fronte di una capienza massima prevista di 12 avventori, molti dei quali erano privi dei dispositivi di protezione.

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