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Catania, nigeriane costrette a prostituirsi: undici condanne, 136 anni di carcere

Arrivano le prime condanne per gli arrestati dell’operazione «Promise land», condotta dalla squadra mobile di Catania oltre un anno fa contro una banda nigeriana che gestiva una tratta internazionale di giovani donne e ragazze, sempre nigeriane, da ridurre in schiavitù e fare prostituire. Sono stati complessivamente inflitti 136 anni di carcere, per undici persone, con pene comprese tra sei e venti anni ciascuno. Processo celebrato con rito abbreviato. Gli arresti furono eseguiti in Sicilia, Piemonte e Veneto, nel giugno dello scorso anno.

Le indagini hanno preso il via dalla denuncia di una ragazza sbarcata a Catania il 7 aprile del 2017 dalla nave Aquarius della Ong Sos Mediterranee. La giovane aveva rivelato alla polizia le minacce e le violenze subite, insieme alle altre donne, e il destino che avrebbe dovuto subire. Le indagini erano state particolarmente complesse per il frazionamento delle competenze del gruppo criminale.
Il 12 giugno 2020, su delega della Direzione distrettuale antimafia, la squadra mobile di Catania aveva dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Catania, nei confronti del sodalizio criminale, i cui membri erano stati ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di persone e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nonché di plurime ipotesi di tratta di persone, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione.

Ai destinatari della misura erano state contestate anche le aggravanti della transnazionalità del reato, di avere agito mediante minaccia attuata attraverso la realizzazione del rito religioso-esoterico del voodoo, approfittando della peculiare situazione di vulnerabilità e di necessità delle vittime (talvolta minori), mediante inganno consistito nel tacere l’effettiva destinazione al meretricio e nel rappresentare falsamente la possibilità di svolgere un’occupazione lavorativa lecita, ciò al fine di sfruttare la prostituzione ed esponendo le persone offese ad un grave pericolo per la vita e l’integrità fisica, facendo loro attraversare il continente di origine sotto il controllo di criminali, che le sottoponevano a privazioni di ogni genere e a diverse forme di violenza, facendole giungere in Italia via mare a bordo di imbarcazioni occupate da moltissimi migranti, esponendole ad un altissimo rischio di naufragio

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