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Adrano, l'ombra della mafia sulla truffa dei falsi braccianti: 3 arresti, 9 misure, 80 indagati

Ordinanza di custodia in carcere per Pietro Lazzaro di 45 anni, Vito Di Stefano di 66 (già detenuto) e Angelo Tomaselli di 52

La conferenza stampa per spiegare l'operazione Impero, ad Adrano

Mafia e truffe all’Inps. Blitz della polizia all’alba ad Adrano, in provincia di Catania, su delega della Direzione distrettuale antimafia della città etnea. Dodici le persone sottoposte a misure cautelari e indagate, a vario titolo, per associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione per delinquere con l’aggravante di aver favorito la mafia (il clan Santangelo Taccuni), finalizzata alle truffe aggravate ai danni dello Stato e ai falsi ideologici, truffe e falsi.

Per tre degli indagati - indiziati di appartenere al clan mafioso Santangelo-Taccuni, attivo prevalentemente nel territorio di Adrano, articolazione del clan Santapaola-Ercolano  - è arrivata l'ordinanza di custodia in carcere. Si tratta di Pietro Lazzaro di 45 anni, Vito Di Stefano di 66 (già detenuto per altra causa) e Angelo Tomaselli di 52. Per altri nove sono state decise misure alternative, dall’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria all’obbligo di dimora ad Adrano, con ulteriore obbligo di non allontanarsi dalla propria abitazione per alcune ore del giorno. Questi nove devono rispondere, a vario titolo, di truffa e falso. Il gruppo criminale, come emerso dalle indagini dei poliziotti della squadra mobile e del commissariato di Adrano, ha organizzato, mediante falsa documentazione, una serie di truffe ai danni dell’Inps per fare ottenere benefici e indennità a numerose persone fatte risultare braccianti agricoli.

L’operazione della polizia è stata denominata «Impero». Le indagini sono durate due anni, dal 2018 al 2020, per una serie di truffe ai danni dell’Inps finalizzate a conseguire benefici ed indennità ad una ottantina di falsi braccianti provenienti dalle province di Catania, Enna, Siracusa e Messina. Questi ottanta circa sono indagati.

Tra i 300 e 400 mila euro il denaro sottratto alle casse dello Stato. Attraverso due ditte compiacenti costituite proprio per quel fine, si facevano risultare falsamente a favore di soggetti compiacenti un numero di giornate lavorative nel settore dell’agricoltura idoneo ad ottenere, le indennità di disoccupazione, nonché di maternità e malattia, da parte dell’Inps.

È stata scoperta una vera e propria struttura criminale, che, attraverso dei collettori, reclutava i falsi braccianti nel settore agricolo, predisponeva e trasmetteva all’Inps le domande per ottenere le indennità di disoccupazione e dei connessi benefici fiscali, previdenziali ed assistenziali, corredate da una serie di false dichiarazioni, a favore di compiacenti falsi braccianti agricoli, i quali poi, come da accordi, versavano una quota, circa i due terzi delle somme ricevute dallo Stato agli organizzatori del sodalizio criminale. A capo della macchina amministrativa un ragioniere accusato di controllare e curare la corretta tenuta della falsa documentazione.

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