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Antiracket con il pizzo ad Aci Castello, condannato l'ex presidente Campo

Salvatore Campo

Fondi per assistere le vittime del racket utilizzati a fini personali mentre agli associati veniva richiesto un vero e proprio “pizzo” in cambio dell'assistenza, la mannaia della Corte dei conti si abbatte su Salvatore Campo, 79 anni, ex presidente dell'Associazione siciliana antiracket (Asia) di Aci Castello. La Sezione giurisdizionale d'appello (sentenza 69/A/2022) ha accolto in buona parte il ricorso della procura generale aumentando da 26 mila a 84 mila euro la condanna. L'uomo avrebbe imposto alle vittime un tariffario che oscillava tra il 3 e il 5% in cambio dell’assistenza da parte dell’associazione. Una parte dei soldi sarebbe stata trasferita dai conti dell’Asia a quelli personali di Campo oppure, in una circostanza, utilizzati per pagare i tributi della società del figlio. La Sezione giurisdizionale d'appello della Corte dei conti

Per la stessa vicenda Campo era stato arrestato dalla guardia di finanza il 30 ottobre 2018 per falso ideologico, peculato ed estorsione continuata, accuse che il Tribunale del riesame aveva poi derubricato in concussione.

Per lui il pm contabile aveva chiesto la condanna alla restituzione dei contributi pubblici ricevuti fin dal 2002, circa 160 mila euro, ma l'anno scorso i giudici di primo grado avevano accolto la tesi del difensore, l'avvocato Fausto Giannitto, ammettendo che “l'uso fraudolento del patrimonio dell'associazione nell'interesse personale del medesimo convenuto e dei suoi familiari emerge chiaramente dagli atti del procedimento penale soltanto per il periodo 2014-2017”. Tesi non condivisa dalla Sezione giurisdizionale d'appello che ha dichiarato inammissibile, in quanto non notificato alla procura, l’appello incidentale proposto dall'ex presidente accogliendo invece la richiesta del pm anche per i finanziamenti regionali incassati a partire dal 2009.

“Per quanto riguarda l’arco temporale successivo al 2008 – si legge nelle motivazioni - appaiono ravvisabili sufficienti e particolarmente significativi elementi dimostrativi della non gratuità delle prestazioni di consulenza e di assistenza rese dall’Asia, presieduta dal Campo, in favore delle vittime di episodi di usura ed estorsione e, quindi, della carenza di uno dei presupposti essenziali previsti per la legittima fruizione dei contributi pubblici destinati alle associazioni antiracket”.

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