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Ventidue auto rubate nel Catanese in 40 giorni: presa la banda, 4 arresti e altre due misure

Gli attrezzi usati per i furti delle auto

Aveva assunto un ruolo centrale nel mercato delle auto rubate la gang sgominata nel Catanese: una banda specializzata nel furto e nella ricettazione di vetture. Sono sei le persone nei cui confronti i carabinieri della compagnia di Caltagirone hanno eseguito le misure cautelari: quattro ordini di custodia in carcere e due obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria.

Il gruppo criminale, attivo nel capoluogo etneo e in altri comuni della provincia, tra i quali Caltagirone, Grammichele e Misterbianco, razziava auto su commissione, prediligendo veicoli prodotti dal gruppo automobilistico Fca (in particolare, Fiat 500, Panda e Punto, Lancia Y, Alfa Romeo Giulietta e Jeep Renegade) che venivano smontate per rivenderne le varie componenti o per effettuare estorsioni con il metodo del «cavallo di ritorno», chiedendo alle vittime denaro per riottenere il maltolto. Le indagini hanno documentato 22 furti in appena 40 giorni. Tre dei destinatari del provvedimento cautelare, inoltre, sono risultati anche essere percettori del reddito di cittadinanza.

Per tre degli indagati il gip ha ipotizzato anche il reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio. e uno dei sei è risultato essere un referente per smontare i veicoli rubati, all’interno di una officina artigianale realizzata nel proprio domicilio.

Anche la modalità con cui consegnare le vetture rubate al complice era ben studiata e avveniva con il metodo della staffetta: nel tratto di strada che conduce a Palagonia, in due precedevano l’auto rubata a bordo di un altro veicolo, al fine di segnalare la presenza di eventuali posti di controllo delle forze armate, mentre l’auto rubata veniva guidata da un altro, dietro corrispettivo in denaro. In un’occasione, gli indagati, sottoposti a intercettazione, hanno anche commentato il corrispettivo troppo basso di 50 euro per trasportare l’auto rubata, a fronte del rischio di essere fermati e arrestati.

Le intercettazioni hanno permesso di documentare la stabilità e la forza di questa organizzazione e il ruolo di primo piano che assunto nel mercato catanese dei furti d’auto. Alla luce della redditizia attività, i membri del gruppo criminale definivano i furti come «lavoro», spesso discutevano dei proventi e, prima di uscire per compiere furti, si prefiggevano il numero di autovetture da rubare. E in più casi discutevano del furto con il «cavallo di ritorno».

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