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Violenza sulle donne, il prefetto di Catania: già 300 casi quest'anno

Il prefetto Maria Carmela Librizzi

«Ogni giorno sul mio tavolo arriva almeno una segnalazione di aggressione o di maltrattamento nei confronti di donne, spesso le mogli o le compagne - e da 40 casi segnalati nel 2020 siamo passati ad oltre 300 in quest’anno non ancora concluso. C’è maggiore consapevolezza, anche se manca una rete tra istituzioni ed organizzazioni antiviolenza non solo per proteggere le donne, ma anche per riabilitare i maltrattanti, com’è previsto dal protocollo Zeus». Lo ha detto il Prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi intervenendo ad un seminario organizzato alle Ciminiere da Assostampa Catania e accreditato dall’Ordine dei giornalisti di Sicilia.

All’incontro hanno preso parte il notaio Donata Galeardi, il dirigente del Centro Operativo Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale della Sicilia rientale Marcello La Bella, il segretario provinciale di Assostampa Catania Filippo Romeo, il segretario regionale dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia Daniele Ditta, la giornalista ed esponente della commissione Pari opportunità di Assostampa Maria Torrisi e il dirigente psicologo dell’Asp di Catania e componente del team di lavoro sulla violenza di genere dell’Asp Sonia Mazzeppi. Se il compito dei giornalisti è quello di dare informazioni corrette e tempestive e senza sensazionalismi, come ha ricordato Romeo, il compito delle forze dell’ordine e della magistratura è anche quello di fornire ai cronisti le informazioni necessarie a una corretta narrazione dei fatti, come ha sottolineato Daniele Ditta, segretario regionale dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia. Ma anche la scelta delle parole è fondamentale per dare un buon servizio alla società. Galeardi ha puntato i riflettori su una vera e propria forma di “violenza di genere economica». «Testamenti che escludono le mogli - ha detto - ipoteche su proprietà a garanzia di beni comuni, stipendi versati sul conto dei mariti sono solo la punta dell’iceberg di una società che, indipendentemente dal ceto sociale, penalizza la donna col ricatto degli affetti».

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